1. L' imprevisto


    Data: 04/03/2018, Categorie: Etero Autore: giadastefano

    ... spostandomi le gambe per portarne una oltre la sua testa e l’altra in basso. Sento l’attacco per le cinture nel fianco ma la sensazione di fastidio svanisce non appena Stefano scende su di me. Mi bacia con forza, insinua prepotentemente la lingua dentro la mia bocca, mentre una mano cerca la mia e l’altra va a stringere il seno da sopra il vestito.
    
    Gioco con lui, lottiamo, famelici, sino a che entrambi non ci fermiamo, il fiato corto, le labbra sanguigne.
    
    Mi rendo conto solo in questo istante del freddo che regna nella macchina. Lo dico a Stefano ridendo, baciandolo ancora fra una parola è l’altra.
    
    Immediatamente un mezzo sorriso si forma sulle sue labbra, ma posso goderne per poco tempo, dal momento che affonda il volto nel mio collo, sussurrando e lasciandomi una scia di baci umidi.
    
    «Dobbiamo scaldarci allora».
    
    Lo afferro per i capelli con la mano libera e lo porto a me, mordendogli la lingua, già pronta a cercare la mia.
    
    Mi porta nuovamente a sedere, tenendomi con una mano per la schiena mentre con l’altra fa scorrere la zip, lasciando mi la schiena nuda. Mi abbassa le spalline, le fa scivolare, lasciando che il vestito vada a tenersi su solo grazie al seno. Va a mordere la pelle del collo, mi lascia marchi temporanei e continua così sino a che il vestito no è a coprire unicamente i fianchi. Mi bacia ancora e ancora e dopo avermi lanciato una lunga occhiata va ad occuparsi dei gancetti del reggiseno, che in pochi istanti svanisce nell’oscurità ...
    ... dell’auto.
    
    Sono eccitata e ho freddo.
    
    E Stefano lo nota.
    
    Porto indietro le braccia, per reggermi al meglio e permettergli di osservarmi.
    
    Lui è fra le mie gambe, in ginocchio nel poco spazio dei sedili posteriori. È ancora completamente vestito e glielo faccio notare.
    
    «Non correre. Fammi godere questo spettacolo».
    
    L’unica luce è data dalla luna, che lascia penetrare qualche raggio all’interno dell’auto, permeando il tutto di un blu opalescente che illumina la mia pelle nuda, in particolare il seno, rendendola ancora più morbida allo sguardo.
    
    I capezzoli sembrano invece svettare, turgidi e desiderosi di essere toccati, leccati, morsi.
    
    Le autoreggenti strusciano contro la stoffa dei suoi pantaloni e avverto i lacci del reggicalze tirare, mentre sento chiaramente l’intimo inumidirsi un poco di più. E tutto ciò solo perché mi sta fissando come se volesse farmi sua anche solo con lo sguardo.
    
    Mi spinge nuovamente con la schiena sul sedile e si piega su di me, cercando le mie mani, facendo intrecciare le nostre dita. Sobbalzo leggermente quando avverto il ginocchio premere contro la mia intimità e strusciare contro il clitoride attraverso il pizzo delle mutandine.
    
    Va a cercare i capezzoli con la bocca, li prende fra i denti, dedicando loro la piena attenzione, leccando l’areola con la punta della lingua, in cerchi concentrici, fino a giungere alla punta. Sospiro, resa ancora più sensibile dal freddo, e lascio che giochi.
    
    «Ste, ti voglio».
    
    Si ferma, solleva lo ...