Il ricatto
Data: 12/03/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: nh-paul
... finalmente a voce bassissima.
“Quante volte al giorno?”
“Una volta. Non sempre!”
“Giura!”
Il ragazzo esitò, poi si decise: “Lo giuro!”
“È la verità?”
Ancora un’esitazione.
“Allora? Se è la verità, puoi giurarlo su Dio!”
“Non mi va di giurare così” tentò di ribellarsi.
“Qua è come in confessione, se non l’hai capito” la stava sparando grossa, ma sperava che il ragazzino ci cascasse “e, anche se non sono un prete, posso punirti. Hai capito?”
“Si”.
Ci cascò.
“Allora, non puoi giurare su Dio, vero?”
“No” disse Michele con un filo di voce.
“Mi hai appena detto un’altra bugia. E hai anche giurato. Ti ricordi che è come in confessione? Lo sai che è un sacrilegio?”
“Si” con un filo di voce.
“Adesso dovrò punirti. Vieni qua!” ordinò.
Erano in piedi, uno di fronte all’altro e lui andò ad appoggiarsi alla sporgenza contro cui poco prima si era sistemato Michele per stare comodo a guardarsi la rivista porno.
“Ho detto vieni qua” insisté Corrado, vedendolo esitare.
Il ragazzo gli si avvicinò timoroso e lui l’afferrò per un braccio.
“Piegati” e gli fece abbassare le spalle, bloccandolo con un braccio, mentre con l’altra mano lo colpì sul sedere. Al primo colpo Michele strillò, colto di sorpresa.
“Stai zitto, altrimenti è peggio” gli sibilò l’altro, fingendosi infuriato. Ma in realtà era soltanto preoccupato che nessuno li sentisse.
Lo colpì di nuovo e questa volta Michele gemette molto più piano.
“Ho detto di non ...
... fiatare!”
E ancora colpi forti, cinque o sei, finché Michele non stette completamente zitto.
Quando lo lasciò andare aveva l’affanno per l’emozione. Il piccolo aveva le lacrime che gli scen-devano sulle guance, ma non s’azzardava ad emettere suoni. Allora l’attirò a sé:
“Ti ho fatto male?”
“Si!” reprimendo un singhiozzo.
Gli avvicinò una mano tremante al sedere e l’accarezzò.
“Va meglio?”
“Si!” un mormorio.
Gli fece appoggiare la testa sulla spalla e l’abbracciò, senza smettere di massaggiargli le natiche.
“Ti piace così?”
Ancora un mormorio di approvazione.
“Sarà rosso. Vediamo?”
“No, mi vergogno!”
“Qua non ci vede nessuno e poi di me ti fidi, no?”
E senza aspettare la risposta, gli abbassò i pantaloncini. Ancora carezze e massaggi, poi lentamente fece scendere anche gli slip, mettendo a nudo un sederino tondo ed arrossato dalle sculacciate.
Il ragazzo si era un po’ irrigidito, ma lui continuò ad accarezzarlo.
“Ti piace?”
“Si!”
Il tono era cambiato, ma c’era già desiderio in quella voce? Poteva essere: pensò di accertarsene e l’accarezzò anche davanti. L’uccello di Michele era duro e puntava diritto sollevando i pantaloncini. Lo sentì gemere. Gli abbassò del tutto i pantaloni e le mutande. Pochi peli contornavano un pene già ben formato e anche le palle erano sviluppate.
Si fermò perché stava per venire nelle mutande e non era ancora il momento.
Michele lo guardò con delusione.
“Sei un porco e fai schifo! Inginocchiati” ...