Due palmi sotto il sole
Data: 05/09/2017,
Categorie:
Sentimentali
Autore: CLAUDIO TOSCANI
... padre si era messo con una fantesca della borghesia?» «Negli anni settanta non era impossibile trovare persone di ceti signorili che ostentavano cultura di sinistra. Mio padre conobbe quella donna a uno spettacolo di cabaret. Siccome aveva i soldi e lui cominciava a non vedere sbocchi per il suo futuro, pensò d’allontanare i problemi accompagnandosi con lei e sperando che lo raccomandasse da qualche parte. Insomma fece accomodare mia madre e le disse: “Signovina Vobevta, ho già avvevtito Viccavdo. Spevo non sia accaduto nulla di gvave.” “Non si preoccupi. Devo soltanto riferirgli alcune informazioni.” “Signovina, si sieda. “Viccavdo, sbvigati!” “Vengo subito, Olga.” «Che scena!» esclamò Mauro. Silvia finse d’aver perso il filo del racconto. «Dov’evo avviv… oh cribbio, anch’io…» Risero sommessi. «Che lei aveva invitato tua madre a sedersi», le ricordò Mauro. «Ah già! Quando mio padre si presentò, indossando soltanto i pantaloni del pigiama, sbiancò come un lenzuolo nel vedere mia madre ma ci pensò lei a fargli tornare il colorito perché gli mollò quattro ceffoni da rivoltargli la faccia e disse con voce quasi affettuosa, per fargli pesare ancor più il rimorso, che l’avrebbe atteso in macchina. Lasciò l’evve moscia a bocca aperta e occhi sgranati. Lo attese col batticuore per timore che non scendesse ma lo vide arrivare dopo dieci minuti con un mucchio d’abiti sottobraccio. Mai lo aveva visto con le lacrime agli occhi, nemmeno quando si era buscato la coltellata. Lui provò a ...
... darle un bacio ma mia madre gli fece due occhiacci da fulminarlo. Poi gli spiattellò in faccia: “I miei mi hanno detto che sono una sciagurata a voler perdere tempo con te perciò apri bene le orecchie: andiamo a casa di tua madre perché devo riposarmi un po’. Ti do tempo fino alle cinque per sistemare la tua roba in macchina ma se decidessi di rimanere a Milano, anche se dovrò patire le pene dell’inferno per pensare a quella santa donna di tua madre, non mi vedrai più. Stop, finito tutto e mi faccio una famiglia con un ragazzo che ha la testa sulle spalle.” «Accipicchia, si dice parlar chiaro», commentò Mauro facendo il gesto di grattarsi il capo. «Tua madre lo aveva il pretendente o fingeva?» «La corteggiava il figlio di un grossista di materiali elettrici che aveva il deposito vicino al nostro negozio. Insomma alle cinque e mezzo erano già in vista del casello di Lodi. Tre mesi dopo si sposarono.» «Tua nonna Martina rimase sola?» «Viveva in uno di quei vecchi casolari tipici delle campagne lombarde, quelli col cortile interno e i ballatoi. Sapeva che non avrebbe ricavato un gran che a vendere le tre stanzette perciò, nonostante avesse raggiunto l’età della pensione, voleva seguitare a lavorare per almeno due anni e mettere da parte i soldi per comprare un bilocale, presso casa nostra. Combinazione volle che i nostri dirimpettai si trasferissero proprio in quel periodo e un’occasione migliore non poteva capitare, perché mia nonna Martina, con un po’ d’aiuto da parte dei miei ...