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Due palmi sotto il sole
Data: 05/09/2017, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI
... d’accompagnarceli per intervistarci e fare riprese del luogo. Ascolta: dipingi ancora?» «Sono sul dondolo a leggere il giornale. Aspetto che mia madre mi chiami per il pranzo.» «Devi venire a prendermi. Sto discendendo verso la strada che porta al vecchio mulino. «Vengo subito. Silvia ti sento irrequieta.» Per quell’innato pudore che le donne avvertono se c’è da parlare di quel problema, lei rimase impacciata un istante. Poi gli bisbigliò: «Mi sta venendo il ciclo. Sono stata sempre regolare ma stavolta ho avuto un anticipo. Credo che l’agitazione di questi giorni mi abbia scombussolato il metabolismo. E proprio stamattina mi sono messa i pantaloni chiari, cribbio! Ti rendi conto se si fossero macchiati davanti a quella gente? C’è tua sorella?» «È andata a raccogliere il radicchio sull’orto.» «Corri a chiederle gli assorbenti e un paio di mutandine.» Mauro si precipitò in cerca della sorella e gli chiese, con un tono agitato: «Manu ho bisogno dei tuoi assorbenti e un paio di mutandine.» «Diamine, Mauro, hai cambiato sesso?» «Quale sesso d’Egitto! Sono per Silvia. È in Valcorniola.» «Sola?» «No che non è sola. Te lo spiego strada facendo. Sbrigati a prendere quegli affari. Vado a togliere la macchina dal garage.» Manuela corse trafelata in casa. Incrociò sua madre che le chiese il motivo di tutta quella fretta. «Te lo spiego quando torniamo. Mauro mi sta aspettando. Dobbiamo andare in Valcorniola.» «In Valcorniola? Stavo per buttare giù la pasta.» «Buttala appena ci vedi ...
... tornare e apparecchia anche per Silvia.» «Per Silvia? Ora che le faccio da mangiare?” Armonia familiare Silvia e Mauro, dopo avere pranzato frettolosamente, erano tornati in città. Alle sedici e mezzo, dopo aver evitato il rimbrotto con qualche moina, Silvia si era ritirata per prepararsi ad andare a Villa Belvedere. Quand’era ricomparsa indossava pantaloni di colore marrone chiaro e una T-shirt rosa confetto. Suo padre e Mauro stavano conversando in soggiorno. «Ciao babbino.» Gli schioccò un bacio sulla calvizie. «Tra un paio d’ore sarò di ritorno. Ti consegno Mauro ma non annoiarlo raccontandogli dei tempi in cui facevi il rivoluzionario e di quella volta che, col tuo gruppo, telasti a gambe levate dalla sede del movimento studentesco inseguito da una squadra di studenti di destra.» «Silvia non cercare di schivare che ti rammenti quanto sarebbe meglio se passassi qualche ora in più con tua madre.» «Pure tu.» «Non ci sto abbastanza? Non mi muovo di casa dopo il lavoro e in negozio la vedo da mattina a sera.» «Babbo, in quel modo si sta insieme ma è come se non ci vedessimo. Intendevo tu e lei: soli. Te capì paparino, come dite a Milan?» Silvia si chinò per baciare ancora la pelata del padre. A Mauro quel momento d’affetto tra genitore e figlia parve così intimo che si sentì arrossire. «Fila via, ruffiana. Te vedet minga cuma l’è imbarazzad ul tò murus?» Silvia si avviò alla porta lasciandosi dietro un’invisibile bruma di malizia e mistero. «Ciao nonna. Ciao Ma.» «Spiegami un po’ ...