1. Due palmi sotto il sole


    Data: 05/09/2017, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI

    ... l’animo di chi bramava qualcosa impossibile da avere e che era sfuggita anche ad altri. Stefano annuì greve. «Stefano», gli suggerì Dino «saresti un coglione se continuassi a farti il sangue amaro. Trovati un’altra ragazza.» «Come no! Vado in discoteca, rimorchio la prima che ci sta e liquido tutto con una scopata? Non è così semplice dimenticare una persona col sistema del chiodo che ne schiaccia un altro, non col mio carattere.» «Stefano, io la penso come te», insisté Gigi porgendogli una mela. «Vedersi soffiare una gnocca come Silvia è una faccenda che non si scorda facilmente.» Approfittando di un istante durante il quale Stefano rimase a meditare con occhio vago, Dino affibbiò una gomitata al Gori perché smettesse di rigirargli il coltello nella piaga. La telefonata di Fabrizio Silvia e Mauro erano tornati da poco quando uscirono le note di “Maramao perché sei morto” da una tasca della camicia di Stefano. «Stefano?» «È Fabrizio», bisbigliò lui attivando il vivavoce del cellulare. Aspettandosi una lavata di capo, anticipò l’amico con una frase scherzosa. «Sì, sono io. Parlo col geometra, architetto, ingegnere, Ridolfi Fabrizio?» «Ascoltami bene Stefano: sono stato informato di tutto.» «Chi te l’ha riferito?» «Una persona che ha più sale in zucca di voi. Ora passami Silvia: subito! Silvia, le battaglie animaliste si fanno ma questo non significa che dobbiamo comportarci con avventatezza. Quella è gente pericolosa.» «Fabry, ho cercato di persuaderli a rinunciare ma non mi ...
    ... hanno dato retta.» «Avevo giudicato Mauro una persona saggia. Come ha potuto essere tanto incosciente da imbarcarsi in un’impresa così idiota e portarti appresso?» «Aveva dato la parola ed io mi sono imposta per convincerli ad accettarmi.» «Avresti dovuto avvertirmi, invece.» «Non sono una spia.» «Ripassami Stefano. Stefano, quella gente è arrivata?» «No ma se l’informazione fosse vera, dovrebbe giungere tra non molto.» «Sareste ancora in tempo ad andarvene.» «Neanche a parlarne. Ormai il dado è tratto.» «Senti un po’ Giulio Cesare del cazzo…» Fu la volta di Stefano prendere un tono deciso. «Fabrizio, lo capisci che c’è capitata una possibilità unica per filmare quella gente? Cadesse il mondo, li riprenderò e non obbligo gli altri a rimanere.» «Testone, rimarranno anche loro se non te ne andrai. Tenetevi almeno nascosti.» «Siamo su una specie di terrazzamento roccioso, sopra lo spiazzo nel quale organizzano i combattimenti.» «Sdraiatevi, mimetizzatevi e mi raccomando: non fate gesti azzardati qualsiasi cosa vediate. Avvertitemi se doveste trovarvi in difficoltà.» «D’accordo.» «D’accordo un cazzo!» esclamò Fabrizio spegnendo bruscamente. «Stefano», lo esortò Silvia «Fabrizio ha ragione. Dovremmo andarcene.» Come avesse parlato al vento, lo vide addentare la mela e masticare con rabbia. «Io rimango.» «Dobbiamo andarcene tutti!» ripeté lei, accorata. «Proprio tu consigli d’andarcene?» reagì Stefano fissandola dritto negli occhi. «Ti disperi per un riccio arrotato a Montelignano, ...
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