-
Due palmi sotto il sole
Data: 05/09/2017, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI
... riuscirci e spero che possa usare la tua personalità anche per aiutare i tuoi fratelli a mantenere salda l’azienda perché temo che tra una decina di anni l’economia europea subirà una crisi profonda e l’Italia sarà il fanalino di coda.» Silvia annuì, sorseggiò il latte, fece per parlare ma esitò. «Calimero che cosa c’è?» la sollecitò il padre. «Oggi stavo per uccidere un uomo.» Silvia temette di avere provocato un terremoto nell’animo del genitore ma notò che la stava guardando senza turbamento. «Babbo, vedere quei poveri animali massacrarsi, era uno strazio. Ho raggiunto la radura e mi sono buttata addosso a un uomo con tutta la rabbia che provavo. È caduto bocconi, mi sono inginocchiata sulla sua schiena e gli ho premuto un bastone contro il pomo d’Adamo. Sarebbe bastato uno strattone per ucciderlo, ma il pensiero che avesse moglie e figli m’è balenato nella mente prima che lo facessi. Avevo allentato la presa quando Stefano è intervenuto per impedirmelo.» «Non lo avresti comunque fatto se lui non fosse intervenuto.» «No ma il desiderio di ucciderlo m’è ribollito dentro.» «Niente “ma”. Quell’istante di ragione ha fatto una differenza infinita. Calimero, ti ha giovato confidarmi quell’episodio perché se te lo fossi tenuto dentro, aspettando che il tempo lo cancellasse dalla tua mente, ti avrebbe roso come un tarlo.» Silvia respirò profonda, come per liberarsi dai residui di un intenso travaglio mentale. Si sentì rincuorata dalla grande mano del padre che gli accarezzava i ...
... capelli. «Babbo, mi abbracci?» Sentì la veste da camera del padre emanare un buon odore di essenza naturale alla lavanda. Sua madre ne metteva sempre negli armadi per evitare che gli abiti prendessero il sentore del rinchiuso. Si sentì prendere da quel groppo alla gola che presagiva il pianto. Si sforzò di cacciare indietro le lacrime trattenendo il battito delle ciglia. Il decennio che ormai la divideva dalla fine dell’infanzia, le sembrò non fosse trascorso. Riccardo strinse la figlia al petto, avvertì le sue fattezze di donna matura e gli venne di rammentarla con le gambette zampettanti, tenute a ranocchietta e il sorriso che già le traspariva dagli occhi dopo che Tiziana le aveva cambiato i pannolini. «Non raccontarglielo alla mamma quel fatto. Me lo prometti?» «Sì Babbo.» «Ora prova a dormire.» «Non credo di riuscirci stasera.» «Troveremo il rimedio.» Riccardo si recò a prendere il flacone di sedativo che teneva nel suo studiolo. Aveva preso un po’ di quelle gocce dopo la morte dei suoceri, periodo in cui, pure le vendite erano calate. L’atto più corretto sarebbe stato quello di licenziare l’ultima arrivata: Morena Valdes, un’extracomunitaria ecuadoregna. Fortunatamente la crisi era rientrata e del sedativo n’era avanzato più di mezza boccetta. «Babbo, sei andato a vedere se Mauro dorme?» «Come un macigno e russa pure.» «Oh cribbio!» Risero in sordina. «Rimani finché le gocce non faranno effetto?» «Certo.» Quell’intimità fece rammentare a Silvia quando il babbo la faceva ...