La ragazza di mio fratello - La fine, l'inizio.
Data: 21/03/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Nico90
... superstizione... Fù una cena piuttosto patetica e triste. Risate forzate, mia madre con l'occhio lucido sempre sul punto di scoppiare a piangere. Era prevedibile che fosse così, eppure nessuno dei ragazzi se la sentì di mancare. Và detto però che appena poterono sgattaiolarono tutti via ad uno ad uno con un scusa... Non Alessandra, lei si offrì invece(come da copione...) per rimettere in ordine e lavare i piatti. Mamma la ringraziò, la baciò, poi si ritirò al piano superiore, libera finalmente di dare sfogo alla tristezza con mio padre al seguito. La vipera stava molto bene quella sera, vestita in modo semplice, jeans chiari e una maglia scura, il capelli sciolti e poco trucco. La perfetta ragazza della porta accanto, dolce e familiare, una figlia, una sorella... Eppure quel sedere lì, strizzato nel pantaloni che occhieggiava da sotto il lembo della maglia lunga mentre si chinava per caricare la lavastoviglie, diceva un'altra cosa. Il suo solito giochino, non ci poteva proprio rinunciare... La cosa mi diede coraggio, mi avvicinai fermadomi dietro di lei, vicino tanto da sentire il profumo di shampoo dei suoi capelli. Avrei voluto strappale tutto di dosso e pigarla sulla credenza, dissi invece: "Non ce la faccio più... sto male... Voglio dire come stanno le cose a mamma e papà." Lo dissi con la voce che tremava, per l'emozione e la tensione, per la paura, reale a dispetto della menzogna, di quell'eventualità. Forsè giocò a mio favore. Lei posò il piatto che aveva in mano ...
... aspettando per qualche istante che aggiungessi qualcosa, poi disse a sua volta: "Se stai provando a rimediare un'altra sega, sappi che stai perdendo tempo." La voce era ferma, tranquilla, c'era quasi un velo di malinconia. La cosa mi colse impreparato. Ma era un altro trucco di certo. "Credi di potermi far cambiare idea con una sega? Mi fai solo schifo..."Sibilai, riversandole addosso tutta la mia rabbia. Senza aspettare la replica raggiunsi le scale e andai a chiudermi in camera mia. I minuti passavano. Temevo di aver sbagliato qualcosa, di essere stato troppo duro col mio bluff. Mi alzai, deciso a spegnere la telecamere che avevo nascosto tra i libri sulla mensola ed andare a controllare la situazione giù. Toc,toc,toc. Era lei, Alessandra, lo sapevo, potevo quasi vederla colpire piano la superficie di legno dall'altro lato con le nocche. In silenzio feci scattare la serratura e mi scostai indetro. La porta si aprì, la stanza era in penombra, illuminata solo da una abat-jour vicino al letto. Lei fingeva terribilmente bene di essere triste. Ridicola, pensai, sforzandomi di mascherare la mia rabbia. Si chiuse la porta alle spalle. Non aveva tacchi quel giorno, solo un paio di sneakers. La fissai cercando il suo sguardo, sapevo che dovevo evitare di fare la prima mossa. Non mi guardava. Mi ricordo che mi sembrò così giovane in quel momento... Il bacio mi colse completamente impreparato, fù dolce. Lasciai che mi spingesse a sedere sul letto. La osservai sfilarsi la maglia, gettarla a ...