1. Il segnale


    Data: 21/03/2018, Categorie: Etero Autore: letstry

    ... non tradiva alcun dolore e anzi, lo invitava a osare un po' di più, spinse finchè la sua asta non si ritrovò avvolta da un calore particolare, che già aveva provato, e capì di essere arrivato in fondo. Entrò piano e uscì completamente un paio di volte, prima di iniziare a pomparla a ritmo un po' più sostenuto. Silvia si sciolse i capelli e lui senza interrompersi infilò entrambe le mani sotto la sua felpa per avere finalmente tra le mani le tette che sobbalzavano a ritmo. Silvia iniziò presto a gemere a ogni affondo e anche lui a godere del cazzo avvolto in quella morsa caldissima. Quando iniziò a pomparla con affondi più volenti tenendo entrambe le mani sui suoi fianchi per poter tirarla verso di se a ogni colpo, sentì i gemiti diventare urletti difficili da trattenere. Dovette però fermarsi poco dopo. Entrambi erano al limite, ma volevano divertirsi ancora un po'. Silvia si girò, non avrebbero potuto sedersi visto che la tazza non aveva il coperchio, quindi Alessandro la spinse contro il muro, le puntò di nuovo l'asta sulla fessura e la inserì con un solo movimento fluido. Silvia non aveva mai preso cazzi così lunghi e vederlo sparire dentro di se centimetro dopo centimetro la fece bagnare se possibile ancora di più. Il ragazzo la stava penetrando deciso e lei sentiva un orgasmo ...
    ... potentissimo avvicinarsi a poco a poco. Avvolse le braccia attorno alla nuca di Alessandro, rossissima in viso e con i capelli lucidi di sudore. Dopo pochi colpi sentì le gambe venirle meno, le sollevò da terra e le intrecciò sul culo del ragazzo che ora la stava sorreggendo completamente. In quella posizione percepì il cazzo sfondarla letteralmente. Solo pochi colpi secchi in cui si sentì piena come non mai e che la portarono a un orgasmo come ancora non aveva provato e che la lasciò inerme, abbandonata sulla spalla di Alessandro per più di qualche secondo. Quando si riprese sentì ancora l'asta dura dentro di se, capì che ancora non era venuto, quindi si inginocchiò diligente, sfilò il preservativo e riprese a lavorarlo di bocca. Bastarono pochi colpi di lingua per sentire la cappella pulsare e venir investita in faccia e in bocca da fiotti di sperma caldo, come spesso si erano scritti. Sfiniti, si ricomposero, si salutarono come buoni amici, come se avessero appena preso un caffè insieme, ripromettendosi che se si fossero incontrati ("per caso ovviamente!") avrebbero anche potuto ripetere. E si avviarono verso casa per due strade diverse con un curioso sorriso stampato in faccia. Entrando in casa, la tazza non era più nel lavello ("cazzo Silvia, potresti pure lavartele però ogni tanto le tazze!"). 
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