-
Emanuele 2.0
Data: 24/03/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: honeybear
... conseguenze che ciò potrebbe avere su di me. Sulla mia incolumità… Nessuno parla. E in questo silenzio opprimente il mio sguardo inizia finalmente a vagare per la stanza. È un luogo dove nel pomeriggio non ho messo piede. Le pareti bianche sono spoglie, eccezion fatta per una massiccia di croce di Sant’Andrea rivestita in pelle scura con dei legacci su ogni braccio. Non ci vuole un esperto in sadomaso per capire a cosa possa servire… Deglutisco. Restare appeso al soffitto è stato veramente solo l’inizio… Un brivido mi percorre la schiena con l’effetto di farmi pulsare il cazzo ancora una volta. I miei occhi riprendono ad ispezionare l’ambiente. Completano, per così dire l’arredamento, una specie di gabbia in ferro, una gogna ed un grande tavolo da pranzo corredato da due sedie che sembrano essere antiche e preziose oltre ad un baule di legno che chissà cosa contiene. “Mmmm... – è il coach a rompere il silenzio. Sembra pensieroso – Mmmm…“ si limita a ripetere alla volta di Alberto. Alberto annuisce ed il coach si avvicina. Mi infila una mano nel pizzo del perizoma ed inizia a tastarmi. “Guarda un po’ questa mignotta!! – la sua voce è seria quando si rivolge al Padrone - Infila un po’ anche la tua mano qui… – e indica la zona del mio pube - …Secondo me la troverai allagata di umori!” L’altro inizia a rovistarmi con finta dolcezza. Non muovo un muscolo. “Bagnata fradicia!! - è il suo responso. E la sentenza è ovviamente inappellabile: uno schiaffo ...
... in pieno viso mi coglie di sorpresa - Ora rispondi stronzetta: sei stata autorizzata ad eccitarti?” “No Padrone, non lo ero…” “Ed io che ti avevo persino portato un regalo… - afferra la scatola che aveva posato su una delle sedie muovendola in aria per farcene sentire il contenuto – …Mi sa che prima di dartelo, io e il tuo Padrone dovremo rinfrescarti un po’ la memoria su alcune delle regole del tuo contratto… Sempre se lui sia d’accordo…” Alberto sorride torvo. Rapidamente vengo accompagnato verso la croce e legato a gambe divaricate e braccia aperte. La testa costretta a guardare in alto e la bocca nuovamente imbavagliata da una ballgag. La pancia è schiacciata contro il rivestimento mentre il mio uccello, che sembra non volersi sgonfiare, contro il muro gelido; la schiena ed il culo sono invece alla mercé delle fruste che i miei due aguzzini materializzano dal baule. “Questa dovrebbe andare bene… - la voce di Alberto non tradisce emozione; poi rivolgendosi al coach – Gliel’ho già fatta assaggiare nel pomeriggio…” “Bravo! Ottima scelta!” non posso vederli, se non con la coda dell’occhio, ma so perfettamente a cosa alludono. Soprattutto, sento distintamente le loro mani forti scorrere sul pelo ruvido delle mie chiappe per tastarle come fossero l’impasto di una frolla. Immediatamente dopo, un colpo ai glutei mi toglie il fiato schiantandomi contro lo strumento di tortura. “Vedi grandissima puttana cosa ti succede a comportarti male!? - mi sfotte il mio ...