1. Emanuele 2.0


    Data: 24/03/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: honeybear

    ... interna.
    
    “Ed ora indossa la tua divisa, zoccola!!” e, ponendosi dietro di me, mi aiuta a stringere i lacci del bustier di pizzo nero che, sfregandomi i capezzoli, lascia ancora una volta scoperto il petto villoso. Ancora, mi fa indossare il nuovo striminzito perizoma sempre in pizzo nero, il cui cordino s’insinua perfettamente nel mio solco peloso. Mi spinge infine sulla tazza del cesso per infilarmi i velatissimi collant di seta scuri che, dopo avermi fatto rialzare e voltare, mi aggancia con consumata abilità al reggicalze.
    
    “Fatti guardare… - nota la mia eccitazione mentre mi fa ruotare su me stesso come fossi un manichino da esporre in vetrina - …Cazzo, sei proprio una schiava coi fiocchi!!” mi da una decisa palpata lì, seguita da una sonora sculacciata.
    
    Io non batto ciglio.
    
    Nemmeno quando tornano la benda sugli occhi ed il collare.
    
    “Seguimi…” e con uno strattone inizia le lenta marcia verso il nulla…
    
    Apre una porta e mi spinge all’interno del locale.
    
    “Abbassati!! – la catena del guinzaglio viene agganciata a qualcosa che mi costringe a rimanere inginocchiato. Sembra una colonnina o forse la base di un tavolo – Mani sulle ginocchia schiavo!!”
    
    Eseguo.
    
    “Naturalmente c’è già chi ha già pensato a cucinare. – parla in maniera concitata camminando nervosamente avanti e indietro a me – Tu, ribadisco, dovrai limitarti a servire a tavola!!”
    
    Suona il citofono.
    
    “Ecco il nostro ospite!! – i passi si allontanano. Pochi istanti dopo la porta d’ingresso ...
    ... si apre per farlo entrare – Benvenuto. Prego accomodati! Oh… Non dovevi disturbarti!!”
    
    “È il dovere di ogni buon ospite…” quella voce mi fa drizzare le antenne... Non è possibile che sia…
    
    Sono pochi secondi: vengo liberato dalla catena e fatto alzare. Mi viene tolta anche la benda. Sbarro gli occhi…
    
    “Coach…” sussurro schiudendo appena le labbra. La mia mente, il mio corpo sono un concentrato di emozioni che quasi mi fa cadere a terra. Pronuncio quella parola senza nemmeno accorgermene, ancora una volta soggiogato da quell’uomo che quotidianamente mi massacra a bordo vasca.
    
    Un uomo alto e massiccio; non bello, almeno non secondo l’accezione comune del termine, eppure terribilmente affascinante.
    
    D’istinto abbasso le mani per coprirmi le pudenda. Gesto inutile poiché che dovrei vestire un cappotto lungo fino ai piedi per nascondere il mio aspetto a dir poco imbarazzante.
    
    Lui mi gira intorno passandosi il pollice sul mento.
    
    La voce mi trema più ancora delle gambe, quando ripeto ‘coach’ (più a me stesso che a loro).
    
    Lui mi squadra. Anzi, mi esamina da capo a piedi… E un sorriso malvagio e perverso gli si disegna sul viso.
    
    L’effetto di quello sguardo, unito a quello altrettanto ilare e diretto di Alberto, mi fa sentire come uno studente poco preparato davanti alla commissione d’esame.
    
    Mi sforzo di rimanere impassibile. E soprattutto di non guardare nella loro direzione: ho paura che si avvedano del senso di eccitazione che sto provando. Ho paura delle ...
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