1. Il bicchiere


    Data: 29/03/2018, Categorie: Tradimenti Autore: HarrymetSally

    ... bocca e passandogli la lingua sul cazzo per ripulirlo.
    
    Quell’estrema obbedienza lo addolcì, e le mani presero ad accarezzarmi.
    
    “Brava cagnolina” disse.
    
    Risposi sollevando il dito medio davanti ai suoi occhi, ma continuai a bere e a leccare finché il suo cazzo non fu lucido della mia saliva.
    
    Raccolse gli indumenti sparsi sul pavimento e cominciò a rivestirsi in silenzio.
    
    Senza accennare a coprirmi a mia volta, lo fissai intensamente.
    
    “Dovresti farmi un favore, quando sei vestito.”
    
    “Dimmi”, rispose con voce a un tratto gentile.
    
    “Dall’altro lato del corridoio c’è una stampante, dovresti prelevare il foglio dal cassetto, se puoi.”
    
    Con lentezza, disorientato, fece come gli avevo chiesto. Quando tornò aveva uno sguardo incredulo. Gli occhi saettavano da me, al foglio, a me. Cominciava a capire.
    
    “Ma…”
    
    “Ti dispiace appoggiarlo sul tavolo?”
    
    Obbedì.
    
    “Devo abusare della tua gentilezza – dissi, seduta sul divano di fronte a lui, con i seni ancora turgidi e arrossati per la lunga cavalcata – hai presente quel video? Quello grazie al quale mi hai scopata?”
    
    “Io…sì” rispose in preda a un assoluto disorientamento.
    
    “Dovresti comprimerlo e inviarne una copia via email a mio marito.”
    
    “Non capisco.”
    
    “Sì che capisci, invece. Ora fila.”
    
    Frastornato, aprì la porta ...
    ... e sparì nel corridoio.
    
    Andai in bagno e feci una doccia, ripulendomi dallo sperma dello sconosciuto. Mi lavai con cura i denti, e per un attimo contemplai quel bicchiere, ricordo di un’epoca lontana.
    
    Tornai in soggiorno, presi una penna e firmai il foglio appoggiato sul tavolo. Sapevo che la raccomandata del mio avvocato era già in portineria, ma avevo deciso di scrivere qualcosa di più personale. Qualcosa che spiegasse il dolore, la frustrazione e l’odio di quegli anni.
    
    Mi rivestii con calma. Andai in camera da letto e presi la valigia che avevo preparato con cura quella mattina, appena svegliata. Controllai ancora una volta che non mancasse nulla, poi la richiusi e la trascinai dietro di me sulle rotelle cigolanti. Andai in cucina e presi la moka di mia madre ancora calda. La lavai e asciugai con cura, poi la infilai nella borsa.
    
    Diedi un’ultima occhiata alle pareti della mia gabbia dorata. Sì, sapevo senza alcuna incertezza dove fosse il mio uomo, in quel momento. Avevamo visitato insieme quel piccolo appartamento in centro, poche settimane fa, firmando un accordo preliminare che lui oggi aveva finalizzato.
    
    Per giorni avevo avvertito quel segreto scottarmi sulle labbra. Ora potevo lasciarlo andare.
    
    “Addio” mormorai alla casa vuota, e uscii.
    
    Il bicchiere rimase là.
    
    . 
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