Morire per rivivere. La fine. 2009. Panama City – Una villa sul mare a Isla Flamenco.
Data: 07/09/2017,
Categorie:
pulp,
Autore: Tibet
... e che poi lo straniero sarebbe sparito. La prossima volta doveva dirgli addio, salutarlo per sempre. Upala 2009. Il protettore. Ora il dolore era subdolo, mentre prima tornava con una certa puntualità ed era perciò prevedibile adesso lo colpiva all’improvviso con fitte lancinanti. Prese allora la decisione di prendere sistematicamente gli antidolorifici e non al momento del bisogno, ma era permanentemente annebbiato. La sera del suo ritorno ad Upala era nuovamente nel locale. Salì con lei nella sua camera e parlarono a lungo. Le spiegò con cura cosa doveva fare e discese solo quando fu certo che avesse capito perfettamente. Si guardò intorno e certo di non essere visto entrò nell’ufficio, fu accolto da una domanda. -Hai i soldi...?- -Certo... possiamo fare lo scambio...- Levò il revolver munito di silenziatore di tasca e glielo puntò alla faccia. -Sei uno sciocco... ti sei lasciato prendere dall’avidità, non sai che è una debolezza?- -Che fai? Tu sei pazzo... – -Fai una cosa... se non accetti ti uccido, nessuno sentirà lo sparo. Prendi carta e penna...- -Scrivi sul foglio che hai davanti... scrivi bene... scrivi questo... mi sto vendendo, vendo la mia anima per trentacinquemila dollari... devi scrivere questa frase, queste parole... firma.- Osservò mentre scriveva... era mancino. -Firmala.. firma quel foglio. Chissà perché ti sei ritenuto furbo e in grado di fregarmi, eppure ti avevo avvisato prima che non ammettevo un rifiuto e fregature. Non voglio complicazioni, mi ...
... spiace per te...- Gli si avvicinò e gli si pose alla sua sinistra, rapidamente gli appoggiò il revolver alla tempia e premette il grilletto, si sentì solo il colpo ammortizzato dal silenziatore, l’impatto con il proiettile gettò a terra l’uomo che quando raggiunse il pavimento era già morto. Pulì l’arma e poi gliela mise nella mano sinistra e usando la sua mano inerte sparò nuovamente verso la parete premendo il grilletto affinché le particelle di polvere da sparo gli si disperdessero sulla pelle. Tolse e si mise in tasta il silenziatore. Ecco... allestita la scena perfetta di un suicidio, il colpo alla tempia e lo scritto, ambiguo ma sufficiente a simulare un valido motivo. Voleva lasciare sul tavolo la somma pattuita ma tanto sarebbe stata prelevata dalla polizia ed era uno spreco. Cercò e trovò un’automatica nei cassetti della scrivania, la prese con se, perché far sorgere dubbi sul fatto che non avesse usato la sua arma per uccidersi? Tornò nel locale, nessuno fece caso a lui, risalì da lei. -Sei libera... siamo liberi Mercedes...– Le raccontò cosa era successo e che era stato obbligato a farlo. Mercedes si sentì finalmente libera. Lei, come la Fenice poteva rinascere dalle sue ceneri e riprendere il volo dimenticando il passato e vivere ora con nuove aspettative. La lasciò e ritornò al suo motel. Il giorno successivo gli abitanti della cittadina non parlavano d’altro che del suicidio avvenuto, ma nessuno rimpiangeva veramente il morto. Mercedes aveva lasciato la sua stanza ...