Morire per rivivere. La fine. 2009. Panama City – Una villa sul mare a Isla Flamenco.
Data: 07/09/2017,
Categorie:
pulp,
Autore: Tibet
... sopra il locale e aveva preso alloggio in un albergo. Le chiese di lasciare tutto dietro di se. Ogni cosa. Volarono a San Josè separatamente, lei aveva con se solo il minimo necessario, niente bagagli. Prese alloggio nel residence indicatole mentre lui tornò al suo albergo in attesa del nuovo passaporto che il grassone doveva fornire. Ogni giorno passavano molte ore assieme... e ogni minuto in sua presenza gli riempiva il cuore di felicità, rivedeva in lei Manuelita, in ogni suo gesto e nel suo sorriso luminoso. Una settimana dopo telefonò il grassone. Aveva il passaporto ma c’erano delle complicazioni, delle spiacevoli novità, visto quanto era successo ad Upala ora il passaporto valeva più soldi di quanto concordato... molto di più. Si misero d’accordo per incontrarsi il giorno dopo davanti al palazzo della Posta, avrebbero fatto lo scambio nella macchina. Quando...? A che ora? Chiese il grassone. Il tempo di procurarmi i soldi... rispose lui... lo tiene in una cassetta di sicurezza del Banco Central. Ritirava il denaro e poi potevano incontrarsi alle sei? L’indomani nel primo pomeriggio si recò in centro città, lasciò sola Mercedes e prima di entrare in banca comprò in un negozio una valigetta ventiquattrore, in un altro negozio... una drogheria, comprò delle bottiglie contenenti alcol denaturato 90° gradi, altamente infiammabile e della benzina avio, mise le bottiglie nella valigetta. Si recò in banca e ne uscì dopo una mezz’ora abbondante, una semplice precauzione nel ...
... caso fosse seguito. Nell’attesa dell’appuntamento si riparò nell’aria condizionata del Bar Central. All’ora convenuta aspettò il grassone davanti al palazzo delle Poste. San Josè 2009. Il grassone. Il grassone passò a prenderlo poco dopo. Lui salì nella macchina, gi disse di andare fuori città in un posto isolato per lo scambio. Il grassone gli chiese se avesse il denaro e lui mostrò la valigetta. Non sapeva se lo aveva seguito né le sue vere intenzioni oltre a quelle di ricattarlo ma doveva anticiparne le mosse. Appena fuori città levò l’automatica presa ad Upala che era appartenuta al protettore di Mercedes e gliela mostrò, la tenne puntata verso lui. Il grassone prese a sudare ancora più copiosamente, ora lo pregava piagnucolando, il passaporto glielo avrebbe dato senza sovrapprezzo, ma ormai il suo destino era segnato. Gli ordinò di dirigersi verso Alaujela, poco prima della cittadina gli indicò una strada che s’immetteva nella rada boscaglia, lo fece fermare. Gli intimò di dargli il passaporto e i documenti allegati e senza fare mosse azzardate se non voleva morire subito, alla magra luce dell’abitacolo lo esaminò superficialmente, rimandò a più tardi un esame più accurato, se lo mise in tasca. Gli ordinò di scendere e di mettersi in ginocchio. Ora il dilemma... l’avrebbe lasciato qui passando sopra al tentativo di ricatto? Con il solo castigo di dover farsi a piedi la strada fino alla città? Questo gli sarebbe bastato come lezione? Il grassone ora pregava... lo scongiurava ...