Pizzaiolo in vetrina
Data: 13/04/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad
... fottermi la bocca seriamente, e i suoi coglioni mi sbattevano contro il mento. Passandogli le braccia attorno, gli afferrai allora le chiappe sode e carnose. Lui non mi fermò. Sentii, anzi, che le contraeva, intanto che mi pompava l’uccello dentro e fuori dal gargarozzo.
“Succhia, - urlava – forza, pompinaro! Fammi venire, cazzo! Fammi sborrare! Fatti riempire di sbroda quella gola fottuta!”
In un momento di impudente lussuria, con il suo cazzo che mi frullava gagliardamente la bocca, io gli passai il dito nello spacco sudato del culo. Lui sembrò non accorgersene o non volle fermarmi.
“Ci sono! Ah, cazzo! Sborro, cazzo! – continuava a strillare – La mia sbroda fottuta, tutta nella gola te la sto sparando! Prendila. Bevila, pompinaro di merda!”
Il suo nerchione era duro come la pietra. Sgocciolò prima, poi schizzò fuori una bocconata di caldo siero cremoso, che mi lucidò a bianco le tonsille, riempiendomi la bocca. Con mia sorpresa, era denso e aveva un gusto dolce come il miele. Continuai a poppargli il tarellone, finché non gli diventò molle e mi sgusciò fuori dalle labbra.
“Voltati e fammi dare un’occhiata a questo tuo magnifico culo. – gli dissi, allora, lisciandomi l’uccello indolenzito – Voglio proprio darci un’occhiata a questo tuo sederino così arrapante.”
“Sì, - fece lui – ma un’occhiata soltanto, amico. Niente altro.”
Abituato ad esibirsi, mentre preparava la pizza, credo che tutto sommato gli piacesse offrirmi uno spettacolino. Quando si ...
... allungò le mani dietro e si allargò le chiappe, beh, dovetti smettere di masturbarmi il cazzo, o di certo sarei venuto all’istante. Il buco era minuscolo e doveva essere senz’altro ancora vergine.
“Hai un culo strafantastico, Tommy! – esclamai rapito – Fammici dare un bacio, per favore, solo un bacio.”
Lui rispose dimenando il sedere. Era un esibizionista nato, un vero ruffiano spudorato.
Stringendogli allora con forza le cosce levigate e muscolose, presi a leccargli le chiappe. E gliele mordicchiai, lasciandoci sopra leggeri segni rossi. Mi strizzai il cazzo. Con l’uccello ormai talmente duro da essere quasi insensibile, mi tuffai nello spacco del suo culo e cominciai a lapparlo lì in mezzo, dardeggiandogli la lingua nell’orificio.
“Oh, sì, - gemette Tommy – leccami il culo. Leccami il buco del culo! E’ bellissimo!”
Continuai, allora, a slinguargli lo spacco, glielo mangiai, glielo sbavai. Ce l’aveva ormai scivoloso e pronto per il cazzo. Ero sicuro che mi avrebbe fermato da un momento all’altro e messo fine alla mia frenetica leccata di culo. Ma ecco che invece me lo ritrovai d’un tratto a quattro zampe sul tappeto, e io dietro che glielo stavo divorando come se non ci fosse domani. E rimasi addirittura di sasso, allorché Tommy protese indietro il braccio e mi afferrò il cazzo pulsante, dicendo:
“Oh, Gesù, che grande ce l’hai, e che duro!”
“Lo vuoi, non è vero, tesoro? Lo vuoi nel culo questo cazzone!” mi spinsi, allora, a dire.
“Mai fatto robe da checca ...