Ep. 2 - una cena inaspettata
Data: 16/04/2018,
Categorie:
Etero
Autore: oruam
Antonia mi ha invitato a una serata culturale. Ho declinato molte volte l'invito, ma questa volta mi sento di voler andare.
Una serata un po' noiosa con cose scontate, complimenti e autocelebrazioni di artistoidi convinti.
«Ti va di venire a cena?» dice Antonia sorridendo
«Ma certo, non ho altri impegni e sinceramente, se restiamo tra noi, mi farebbe molto piacere»
«Si, io, mio marito Bruno, Cristina e Pasquale e forse mia figlia»
Bene. Finalmente dopo bacini e bacetti di commiato, ci dirigiamo in un agriturismo in mezzo a olivi e cicale che friniscono per il caldo.
Tra risate, le classiche barzellette di Pasquale e un po' di vino fresco, ci accomodiamo ai tavoli prenotati preceduti da camerieri in camicia bianca e dai modi gentili da manuale.
Ci vengono distribuiti i menù e di colpo, dopo che qualcuno ha inforcato gli occhiali per leggere, si fa il silenzio con qualche lettura ad alta voce che distrae la scelta personale.
Prenderò un'insalata: Poseidon.
Nel mentre consegno il menù al cameriere alla mia destra, si sente un pimpante "buonasera" giungere dalla mia sinistra.
Mi giro e vedo sorridente Marina, la figlia di Antonia e Bruno e subito dopo compare luminosa Elena, occhi di cielo, la nipote di Antonia.
D'un tratto son felice e imbarazzato.
I nostri occhi si incrociano e mi sorride. Mi fissa. Mi imbarazza.
Distolgo gli occhi anche perché temo di essere scoperto.
«Faccio io» dice Elena e prendendo una sedia alle mie spalle mi fa ...
... segno simpaticamente di spostarmi tra l'ilarità dei commensali.
Marina si siede dall'altra parte.
Elena è fresca in un vestitino corto scampanato, allegro e pieno di fiori.
Tra vari discorsi, in cui ci si esibisce anche in capacità sartoriali di taglio e cucito sui partecipanti alla serata culturale, e qualche brindisi bene augurante, si formano i gruppi distinti per argomenti.
Io, essendo lontano dal centro della tavolata e non volendo urlare, mi ritrovo in silenzio a guardare i sorrisi, a pesare le singole parole, a meditare sul loro utilizzo, fino a quando Elena, che fino ad allora stava manovrando il suo smartphone, senza distogliere gli occhi dall'apparecchio, mi chiede:
«Ma tu hai già dimenticato?»
«Cosa?» rispondo io
«La sera dello scorso anno, quando mi sei venuta a prendere in paese per riportarmi a casa» e accenna a un mezzo sorriso. Questa volta distoglie i suoi bellissimi occhi dal cellulare e mi spia dal ciuffo dei suoi capelli biondi per scorgere la mia reazione.
«Beh, no, Elena. Non ho assolutamente dimenticato...»
«Ne ero certa» pausa «Neanch'io!»
«Ma tu sei giovane Elena, e mi sento in colpa a pensarti...» balbetto un po'. Oggi Elena ha 18 anni.
«Lo so! Ehi, ma non mi hai violentata. Ti ho voluto io... altrimenti...»
«Altrimenti?»
«Altrimenti non ci sarebbe stato nulla Giu'» pausa «Sai, non ho più goduto come quella sera.
Sono uscita con un ragazzo ma poi gliel'ho detto che non ero presa perché pensavo a te e non mi ...