Alma e i suoi uomini
Data: 09/09/2017,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Bollentispiriti, Fonte: EroticiRacconti
... tante. Dopo una settimana di lavoro, al solito riposavamo dalle fatiche della notte del sabato che ci aveva visti impegnati per i quattro salti nel locale da ballo di cui eravamo habitues, quando ha preso ad accarezzarmi ed a massaggiarmi, come di solito fa, quando vuol arrivare al “dunque”. N’avevo voglia anch’io. Una voglia folle. Ci baciammo addentrandoci nel french-kiss, mordicchiando ed assaporandoci vicendevolmente. Mi fece rabbrividire, come sempre, quando la sua lingua circumnavigò l’orecchio scendendo nel pericondrio per risalire subito dopo, titillando la cartilagine esterna e invadendo il condotto uditivo. Ne forzava l’accesso, muovendosi come un gasteropode, troppo grosso per la sua chiocciolina. Sentivo battermi forsennatamente il cuore in petto, ma ancora di più mi pulsava il sangue fra le cosce, nella conchiglia che racchiudeva il seme del piacere. Mi baciava, mi accarezzava ruvidamente e la sua lumaca, in stato pre-orgasmico, m’invischiava il ventre con una scia appiccicosa, trattenendosi a stento. Non potevo fare a meno di strofinare l’anulare e il medio della destra all’interno della vulva che ardeva dalla voglia, inturgidita e pronta ad accogliere il gradito ospite, incorniciata da due labbra tumide. Scendendo nelle profondità della pelvi, lungo le mucose parietali, risalivo in alto fino a raggiungere lo scatenamento dei sensi attraverso la manipolazione del clitoride. Raggiunsi il primo orgasmo, quando il suo grimaldello convesso si appoggiò, pronto a ...
... scardinare la mia serranda, ormai ben lubrificata. Lo avvolsi nelle spire, cercando di soffocarlo nel più coinvolgente degli abbracci. In gioventù, l’ingresso era reso difficile dalla ristrettezza della mia sinfisi pubica. Stentava a penetrarmi. Imparai a divaricarmi, estendendo verso l’alto l’area X. Ora la strada era completamente asfaltata e su di essa si scatenava la cavalcata delle valchirie. Avvertii, anche quella volta, la pienezza del turgore del frutto. S’era appena affacciato al balcone, massaggiandomi la passera avanti e dietro, quando sobbalzai, riconoscendo in lui un’ingiustificata esitazione. A quel punto, d’abitudine, scendeva fino in fondo, invece si trattenne a prendere una boccata d’aria. Ci fu un attimo di sgomento, una vertigine, un liquefarsi, un correre indietro, uno smontarsi di tutto l’apparato. Mi sforzavo di dilatare, di agevolare, di risucchiare il nerbo che ricordavo ben più solido. Come un fantasma, si dissolveva, si rattrappiva, sfuggiva, divagava, per poi abbattersi, infine, privo d’ogni segno vitale. Con un languido singulto, riversò una piccola pozza sulla mia pancia. Allibito, illividito, lui mi guardava, costernato e tremebondo. Si vedeva che era ancora assatanato, insoddisfatto, ma anche raggelato dall’accaduto che sapeva d’inatteso, di catastrofico. In definitiva, si rese conto che non poteva più fruire dello strumento di scambievole intrattenimento. Colpevolmente, giaceva inanimato ai suoi e, ahimè, ai miei “piedi”. Tentai di tutto prima di ...