Alma e i suoi uomini
Data: 09/09/2017,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Bollentispiriti, Fonte: EroticiRacconti
... rassegnarmi all’ineluttabile: respirazione bocca a bocca, rinvigorimento manuale, spagnola e congresso del corvo, genuflessioni, preghiere, anatemi. Inutilmente! Il Bastardo rifiutava l’ostacolo. Fallita la rianimazione e accertata la premorienza al coito del soggetto ormai deceduto, cercai di rincuorare il suo padrone, rinviando tutto al prossimo incontro. Fu sempre peggio! Il poveruomo non aveva più pace ed io, non so se più dispiaciuta che irritata, n’avevo ancor meno. Mi maceravo con rabbia e insoddisfazione. Fu allora che mi dedicai alla ricerca di siti erotici, a sollievo della solitudine. Iniziai a frequentare alcune chat-lines. Finché una sera, sfibrata dal lungo digiunare, accettai la corte di un estemporaneo accompagnatore on line. Dopo un certo scambio d’idee, concertammo di materializzare le nostre presenze. Ci vedemmo al Roxy Bar, un locale con “privé”. Oscuro, quasi tenebroso, era frequentato da coppie non del tutto equivoche, desiderose di appartarsi, abbastanza pulito, per quanto lo consentisse il via vai delle frequentazioni. Come ogni uomo/topo che mira a raggiungere la “topa”, risultò essere galante, gentile, corretto, generoso ed io, pian piano, accettai in maniera sempre più disinibita le “avances”, mostrando grande apertura mentale e non solo quella. Dopo qualche frequentazione in diversi appuntamenti, fu tanto accorto che presto diventò un confidente, a cui raccontare tutto, fin quasi a diventare sfrontata con lui. Giunsi a confessare la fragilità ...
... del legale connubio. Dichiarai la tenerezza che ancora provavo per chi mi aveva impalmato. Purtroppo, era rimasto solo quel sentimento, ormai, dell’antica esaltazione dei sensi. Gli svelai che, da coniugi, sentivamo reciproca gratitudine per l’affetto sopravvissuto. Tuttavia, passando il tempo, gravava su di me il peso del “piccolo” intralcio, rimasto da accudire gratis et amore dei, senza compenso alcuno, mentre ancora avvertivo nel sangue il tumulto della passione, acuita dall’ansia del prossimo, inevitabile disfacimento. Non concepivo nemmeno, per nulla al mondo, che mio marito subisse un’umiliazione più profonda di quella che già sopportava per la sua debolezza. Un nuovo rapporto “more uxorio” da parte mia sicuramente l’avrebbe distrutto. Dopo un lungo silenzio mi strinse le mani fra le sue. Guardandomi negli occhi, accennò alla possibilità di un suo intervento. Si sarebbe raggiunta la soddisfazione di tutti e tre, senza che l’uno si sentisse amareggiato per la privazione dell’altro, se avessimo stretto un “gentlemens’agreement”. Certo occorreva un po’ di tempo di riflessione, di maturazione, d’accettazione del proprio e dell’altrui stato, ma era sicuro che, trattandosi di condizione irreversibile, sarebbe stata equa l’assunzione condivisa di responsabilità. Riconoscendo con franchezza l’ambito d’azione di ciascuno dei partecipanti, si sarebbe potuto programmare un piano d’intervento. Avrei dovuto parlarne a mio marito, vantando la gentilezza, competenza e discrezione ...