Passeggiata dopo cena
Data: 25/04/2018,
Categorie:
Etero
Autore: torromato
... guardarono compiaciuti, ormai ero cambiata, ero entrata nella parte , quelle parole le avevo ripetute ad alta voce, senza fatica, anzi ora avrei voluto che mi possedessero, lì sul pavimento come un animale. L’ospite, mi passò la mano sul volto e sotto voce…..”lecca cagna” lo feci, leccai quella mano ancora di un alone sporco perché mi aveva ravanato il culo, pulii quella mano quasi a ringraziarla e mentre lo facevo sentii il cloc del guinzaglio al mio collare “Ora uscirai a fare una sgambata, gli animali alla sera si portano fuori. Quelle parole furono letteralmente una scossa per il mio basso ventre, io nuda e per la strada ma accompagnata da chi e lo seppi dopo sempre lui rivolgendosi alla sua schiava……^
”Vatti a vestire io non ho voglia di uscire, vi aspetto nella sua stanza, è già preparata per la notte…..”
Mi venne un accidente, Clara, la mia Clara in strada e completamente nuda, no non lo potevo permettere e se l’avessero vista…?....ma lui imperturbabile guardandomi: “ Non preoccuparti architetto, l’ora è tarda e ormai visto che abitiamo in una zona pedonale non ci sono più passanti e se vuoi puoi accompagnare anche tu la mia schiava a fare i bisogni”.
Insistetti, non volevo che uscisse, ma lui fu irremovibile, “ Tua moglie, è la mia schiava ha firmato un contratto e dicendo la parolina magica può smettere ma non l’ho sentita perciò tu ora l’accompagni”
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^ Io sentivo quel dialogo, se da una parte uscire nuda ed essere trattata a puro oggetto mi faceva ...
... schifo dall’altra il mio ventre lo voleva, ormai le sensazioni si stavano raddoppiando dentro di me e di li a poco sono sicura avrei goduto per tutto quello che mi stava succedendo……Piacere perverso, piacere della schiavitù , ero li sempre sul pavimento quasi ad essere considerata una cosa, il vecchio era in piedi e mio marito anche, sapevo che parlavano di me , lui teneva il guinzaglio in mano e mentre proseguiva il dialogo folle arrivò l’altra donna che si era andata a vestire per portare fuori la “ cagna”. Un paio di scarpette basse e una pesante giacca da chimono giapponese; non c’erano bottoni ma una fascia stringeva in vita quella seta pesante, maniche leggermente larghe e colori che andavano dal verde al rosso con ricami di uccelli acquatici, era perfetta, quella seta si fermava a mezza coscia, gambe da pantera, lunghe e scattanti, mani sottili dalle unghie laccate di rosso e sapevo che sotto quel chimono doveva essere nuda se non per gli anelli che la ornavano. Già, quegli anelli, ….li avrei voluti anch’io per dimostrare l’appartenenza a un padrone. Il guinzaglio passò di mano; quella donna ora mi guardava e tirò….uno strattone, mi alzai in piedi:…ora si iniziava a giocare …padrona e schiava o due schiave che si annullano per far piacere al loro padrone. Lui ci indicò l’uscita dicendo che aveva cambiato idea, sarebbe sceso anche lui ma di li a poco, voleva vedere come si comportava la “cagna“ . E poi……..Poi fummo sul pianerottolo, mio marito, quella donna, e la coppia; ...