1. La dama croata


    Data: 01/05/2018, Categorie: Etero Autore: beast

    ... maggio sul cuscino, poi la raggiunse nel grande atrio e si congedò baciandole rispettosamente la mano, questa volta lei non si ritrasse ma al contrario sembrò provare un certo dispiacere all’idea che mio nonno si sarebbe allontanato. Lui lasciò il villaggio sotto il comando di un giovane sottotenente e salì un po’ a malincuore sulla vettura che lo aspettava nel cortile del piccolo castello. Si fermò per tre notti a dormire in un contado a diversi chilometri dal villaggio, ma non smise mai di chiedersi che effetto aveva fatto il suo gesto romantico. Arrivò il momento di rientrare, non stava più nella pelle di essere di nuovo in quella che ormai sentiva un po’ come la sua casa, ma soprattutto di rivedere la Contessa. Arrivò al castello a notte fonda, congedò i soldati e cercando di non svegliare nessuno, silenziosamente raggiunse l’ala a lui riservata e si infilò nella sua camera da letto. La stanza era immersa nel buio, gli scuri e i pesanti tendaggi di velluto damascato accuratamente chiusi per conservare il tepore del caminetto ormai spento. Il capitano si spogliò velocemente rimanendo in mutandoni e canottiera ed entrò nel letto per godersi quelle ultime ore di riposo prima dell’alba. A momenti non gli venne un infarto quando infilandosi sotto le leggere coperte non trovò un corpo caldo ad attenderlo. Anche nel buio più assoluto però non ebbe alcun dubbio su chi fosse il proprietario di quel corpo, aveva immediatamente riconosciuto il suo profumo dolce e leggero, che gli ...
    ... ricordava quello delle amate peonie della sua casa di campagna sul lago di Como. Tirò su le coperte sdraiandosi di fianco a lei che gli dava la schiena. Il suo pene rispose immediatamente cominciando a rizzarsi nelle mutande mentre si accostava ai suoi glutei generosi. La contessa era completamente nuda e quando mio nonno le sfiorò i fianchi con una mano la sentì rabbrividire per la pelle d’oca e per il piacere. Lei rimaneva girata di schiena e non diceva una parola, la mano del capitano si spostò lentamente lungo la linea del fianco, poi sul gluteo, passò ad accarezzarle il ventre leggermente molle e il monte di venere, generosamente ricoperto da una morbida e assai folta peluria. Infilò le dita tra quei riccioli e scese ancora, fino a sfiorare la sua intimità. A quel tocco leggero lei rispose con un profondo sospiro, era quasi un gemito, come un urlo soffocato che era rimasto dentro di lei per più di due anni e che ora veniva liberato dal tocco gentile dei polpastrelli del capitano. I ciuffi di peli più vicini al suo sesso erano già fradici, completamente intrisi dei suoi dolci umori vischiosi. Il capitano ne raccolse un po’ tra le dita e se li portò alle narici, aspirandone la forte fragranza di donna e poi alle labbra gustandone il dolce sapore vagamente mielato. Gli sembrava assai più dolce di quello di tutte le donne che aveva avuto nella seppur breve vita amorosa e sicuramente più profumato di quello delle prostitute cui ogni tanto faceva visita in una delle tante case ...