1. La pazza di Villa dei Cedri (inizio)


    Data: 03/05/2018, Categorie: pulp, Autore: Edipo

    Sto cercando di mettere i pensieri in ordine, di raccogliere i particolari più minuti di quanto è accaduto in questi giorni, scusate se faccio fatica ma non è facile, ho i nervi scossi, molto scossi, sento di essere fragile come un vaso di porcellana, le immagini si sovrappongono, si confondono, ho una grande confusione nella testa ma voi giustamente avete bisogno di sapere bene le cose, datemi solo un po' di tempo, vi chiedo solo un po' di pazienza poi saprò essere preciso, minuzioso, non mettetemi fretta, vi prego, ascoltate senza interrompermi altrimenti mi perdo, è come un labirinto, la mia mente è troppo stanca, ho passato le pene dell'inferno in guerra ma non potevo prevedere di ritrovarmi così, con i nervi di nuovo a pezzi. Tutto è cominciato tre settimane fa, anzi è cominciato due anni fa, anzi è cominciato quattro anni fa quando entrammo in guerra. Il barone Adalberto De Marinis era il mio capitano e mi prese in simpatia. Nelle interminabili e infinite battaglie dell'Isonzo rischiammo insieme la vita non una ma decine di volte, fino a quando, due anni fa una granata austriaca ci scoppiò di fronte. Io saltai per coprire il capitano e buttandolo a terra gli salvai la vita ma non la vista, accecata da alcune schegge e io stesso rischiai la mia e mi beccai una ferita al ventre. Tre settimane fa, come dicevo, mi giunse una sua lettera: mi invitava nella sua residenza di campagna, Villa dei Cedri, per ricordare i vecchi tempi e farmi una proposta di lavoro. Mi misi in ...
    ... viaggio e raggiunsi quel posto, incantevole a dire il vero, un angolo di paradiso in cui l'unica nota falsa era proprio la villa: brutta, costruita in vari periodi con stili diversi che si accavallavano senza nessuna armonia, sormontata da una torretta con finestre chiuse da sbarre che davano l'idea di fortezza adibita a carcere, dipinta di uno sgradevole colore giallo sporco che dava una sensazione di malessere. Questo per farvi capire che fin dal primo momento ebbi un senso di fastidio, non dico di paura, nell'entrare in quella casa. Dentro era più vasta di quanto sembrasse da fuori, popolata di domestici che, in alcuni casi, pareva non avessero altro compito che fare la guardia a stanze vuote. Ricordo una specie di maggiordomo dagli occhi quasi privi di sopracciglia e una cameriera non piu giovane che subito mi gettò addosso uno sguardo procace e pieno di promesse. Senza essere interrogata mi riferì che da vent'anni prestava servizio presso i baroni, da quando c'erano ancora i genitori del capitano, e lei era solo una fanciulla di sedici anni. Consapevole di avermi rivelato la sua età disse con civetteria che lei non era di quelle che nascondono gli anni e del resto sapeva di mantenersi bene. Mi accompagnò nella mia stanza ricordandomi che potevo chiamarla in qualunque momento avessi bisogno di lei, cioé mai, dissi fra me. Devo dire solo le cose essenziali ma il suono incerto di un pianoforte, suono che veniva dall'alto della casa, mi accompagnò per quasi tutto il tempo che ...
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