Villaggio di houer capitolo 12
Data: 05/05/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: prossi
... dovetti aspettare che fosse lui a trovarmela.
“Non penso ti faresti scopare da un vecchio, amore mio. Vieni abbracciami, ti dico sempre cattiverie, lo so che non mi tradiresti mai.”
Mi sentii salvo, ma anche in colpa. Non so quanto dipendesse dalle abitudini del signor padre, ma mi sentivo tanto colpevole da desiderare di essere bastonato, frustato come se la punizione corporale, benché dolorosa fosse purificatrice, ma, avessi ricevuto mille o un milione di vergate, il mio tradimento sarebbe rimasto una macchia indelebile davanti ai miei occhi e alla mia coscienza.
“Non andar via stasera, Josh, rimani con me!”
“Sai che non posso, il lavoro è lavoro!”
“Stiamo così poco assieme.”
“Si, è vero, ma tra quattro settimane saremo in vacanza, faremo un viaggio assieme e, allora, preparati a scopare dalla mattina alla sera – e poi avvicinando il suo viso al mio con dolcezza continuò a dire - Ti amo come la prima volta, Mark!”
“Quattro settimane…” ripetei sapendo che sarebbero state fatali, anzi, ogni minuto poteva essere l’ultimo della nostra relazione.
La mia mente girava attorno all’immagine di Jonatha, al suo viso dolce che si abbandonava alla sorpresa restando a bocca aperta di gioia e di piacere mentre lo iniziavo alla sessualità e al piacere, alle sue labbra estasiate che mi ringraziavano per avergli spalancato la porta dell’amore, al suo corpo maschilmente infantile pronto ad esplodere di energia. Infinita e pressante era la voglia di averlo tra le mie ...
... braccia, di lasciarmi di nuovo possedere e di farlo mio. Domani il lago avrebbe visto il battesimo di un nuovo amore, quello che mi avrebbe unito al figlio del maestro.
Quello che si stava celebrando era invece il funerale del mio rapporto con Josh; come un vitello segue docilmente il padrone e non sa che quello lo sta accompagnando al macello, Josh, nutrendo nei miei confronti un amore senza limiti ed una fiducia smisurata, non avrebbe mai sospettato che io sarei stato l’assassino che avrebbe conficcato il coltello nel suo cuore. Ne piangevo, ma ero deciso ad andare avanti.
Su una mensola del bagno vidi il rasoio di Arthur insieme con il sapone da barba. Lo presi tra le mani guardandolo con paura. Si poteva anche uccidere un uomo con quell’arnese, conficcandoglielo nella pancia o più su nel cuore. La morte non sarebbe arrivata immediata, il dolore invece sarebbe esploso immenso e incontenibile. Poi il sangue sarebbe sgorgato prima rosso e intenso, a flotti, ruscellando; poi sempre meno copioso fino alla fine mentre contemporaneamente la pelle del corpo del poveretto sarebbe diventata sempre più bianca.
Lo presi tra le mani con cura e circospezione affinché servisse per un altro scopo, per quello per cui era stato costruito.
Non avevo bisogno del sapone per radere i pochi peli che coprivano il mio viso. Qualche passata e le guance riacquistavano tutta la loro liscezza angelica e ingannatrice.
Tolsi le mutande. Anche il pube non era ricco di peli benché fossero ...