1. I migliori an(n)i della nostra vita_1


    Data: 15/05/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: honeybear

    Non so perché sento la necessità di fermare sulle pagine di un diario questi ricordi. Forse proprio perché non sono ormai che questo: ricordi.
    
    Che, nella mia mente di adulto, si legano strettamente alla frase con cui ci incitava l’allenatore Bertelli:”Ragazzi, questi sono i migliori anni della vostra vita!” come recita il testo del celebre brano musicale.
    
    Sorrido dentro me: se fosse stato vero, allora la mia vita era un assoluto disastro!
    
    Perché?
    
    Perché avevo 18 anni ed ero vergine!!!!
    
    Qual era il problema? Risposta banale! Tutti i miei compagni di squadra si vantavano della loro prima volta: delle ragazze che li avevano spompinati, di quelle che avevano spalancato le gambe per loro o cose del genere. Non che ci trovassi qualcosa di strano o di offensivo nelle loro vanterie.
    
    Semplicemente ero un diciottenne (vergine), facilmente eccitabile ed arrapato a cui piaceva ascoltare le loro storie. Non mi importava se fossero vere o meno: era tutto materiale per le mie sedute in solitaria (leggi seghe).
    
    Ciò che mi dava da pensare era che non sognavo fiche allargate e sbrodolanti.
    
    La notte, quando afferravo il mio uccello duro per spararmi il suo carico sulla pancia, immaginavo il culo del compagno di turno oppure lo vedevo intento a piombare qualche bel corpo davanti di sé. Talvolta fantasticavo sulla mia bocca riempita da un bel cazzo e questo non faceva che aumentare la mia già facile eccitabilità.
    
    Ero omosessuale o qualche cosa del genere?
    
    Non lo ...
    ... sapevo. Certamente non riuscivo ad evitare di crearmi quei film mentali e posso assicurare che, quando la notte ero sdraiato sopra le lenzuola a gambe larghe con Federica (l’immortale mano amica) intenta a smanettarmi fino al culmine del piacere, tali pensieri non costituivano fonte di preoccupazione.
    
    Al contrario!!!!
    
    Solo dopo l’eiaculazione mi assalivano i sensi di colpa. Mi sarei fracassato la testa contro il muro per svuotare del tutto la mia mente da quelle immagini; ma poi rientravo in me, convincendomi che chiaramente l’unico oggetto sessuale che conoscevo era il mio cazzo ed era quindi naturale centrare le fantasie su di un suo pari.
    
    Questo mi faceva sentire meglio. Finché pensieri di culi, uccelli e sperma dei ragazzi rimanevano rinchiusi nell’etereo mondo masturbatorio, ero abbastanza tranquillo. Ma quella sorta di effetto placebo non era duraturo. Anzi lo era sempre meno.
    
    Fu quando cominciai a realizzare cosa combinavo più o meno inconsciamente negli spogliatoi che riflettei realmente sulla possibilità di essere gay. Giocavo in una squadra di rugby e le sedute di allenamento si trasformarono presto per me in una festa! Spiavo i corpi muscolosi dei miei compagni mentre ci cambiavamo prima e dopo l’attività. Mi soffermavo su quelle canne mosce penzolanti da più o meno morbidi e folti ciuffi di pelo, sperando di imbattermi in un improvviso alzabandiera.
    
    Il momento della doccia poi era un vero tormento (o una vera estasi!): l’esposizione di quei pezzi di ...
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