Ogni maledetto weekend (parte decima)
Data: 11/09/2017,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Stalio, Fonte: Annunci69
... bravo a mettermi subito a mio agio, mi strinse la mano e mi fece accomodare sul divano.
Notai che all'interno del suo ufficio, oltre alla porta principale, c'erano altre due porte interne, una dava in un bagno, e l'altra era sicuramente quella della camera dove c'era il letto, e la porta era solo accostata, senza dubbio Elena era in quella stanza.
"Giulio...è tanto che ti sto osservando, mi piace come lavori e quando sulla mia scrivania arrivano i tuoi progetti difficilmente faccio modificare qualcosa, e quando succede è solo per farli integrare al meglio nel programma generale, programma che tu, nella tua posizione non puoi conoscere integralmente."
Sorridendo, risposi da perfetto leccaculo: "Si presidente, ho percepito la sua stima, è quella che mi stimola a fare sempre meglio."
"Ottimo. Ma Giulio, per piacere, quando siamo a quattr'occhi dammi del tu. Il lei lo percepisco come una barriera, non mi piace."
"Va bene Arturo, grazie, mi fa' piacere."
"Bene, arriviamo al dunque: tu lo sai perché ti ho fatto chiamare?"
Per poi scoparti mia moglie, pensai, ma dissi: "No Arturo, non lo so."
"E che il tuo caposquadra il prossimo mese va in pensione, lo sai?"
"Già tra un mese? Pensavo che ci andasse più avanti, ci mancherà molto."
"Ci va' tra poco meno di un mese. E bisogna sostituirlo. Io avevo pensato a te."
Finsi sorpresa: "A me? Ma lei...tu ritieni che io abbia le capacità di..."
Mi interruppe: "Sulle tue capacità tecniche e di gestione del ...
... personale non ho il minimo dubbio. Ma voglio tastare la tua fedeltà a me. Io ho bisogno di dirigenti che siano totalmente in sintonia con me. Che ragionino con la mia testa, come dico sempre."
"È sei anni che lavoro qui, penso di...ma tu cosa intendi esattamente?"
"Ecco, ti spiego: Giulio ognuno ha un suo modo per valutare le persone. Il mio è particolare, credo unico. Te la senti di provare a dimostrarmi la tua fedeltà?"
"Arturo, come puoi immaginare ci tengo a quel posto. Dimmi cosa devo fare ed io la farò."
"Bravo, si vede che sei una persona intelligente. Vieni qui..." Mi prese con una mano, che per inciso era grande come un badile, e mi fece inginocchiare tra le sue gambe.
Poi gentilmente, ma serissimo, mi ordinò: "Sbottona i pantaloni e tiralo fuori."
Pensai: allora è vero che a questo non gli fanno schifo i maschietti.
"Arturo...io..." Lui mi guardava serio, e capii che mi stava studiando e nel contempo sottoponendo ad una prova.
Così sbottonai i pantaloni, slacciai la cintura e mi feci largo per arrivare all'uccello che era già parzialmente duro. Le mutande non riuscivano a contenerlo, c'era la cappella che era più grossa di una mela, che sbucava da sopra l'elastico. Abbassai anche le mutande e lo vidi, era una clava e, come era stato con mia moglie, anche con me si stava indurendo sotto i miei occhi.
"È enorme..." Riuscii a dire solo questo.
Lui mi prese tutte e due le mani e me lo fece agguantare, e segare. Dopo qualche attimo fui io, ...