1. Il ricatto 4 -Il viaggio a Ginevra-


    Data: 25/05/2018, Categorie: Incesti Autore: Elena Anele, Fonte: EroticiRacconti

    ... e percepivo ogni vena, ogni nervatura di quel fallo enorme. Succhiavo, leccavo, aprivo il più possibile la mandibola perché non sfiorasse i denti. Volevo essere seta per quel cazzo che avevo preso in bocca con disgusto qualche settimana prima ma che ora mi faceva sbrodolare la fica di caldi umori. Ero pronta per essere penetrata, sfondata, chiavata. Volevo sentire un contatto col mio sesso. Mio figlio se ne accorse e mi fece sdraiare (sempre bendata) sulla moquette. Mi scoprì le gambe fino alle mutandine sollevando il vestito. Ero estasiata. Scostò lateralmente la stoffa e mise la mia fica a nudo. Io stavo ribollendo. Aspettavo, "al buio" in suo pieno potere, gli eventi. Poi sentii il dito di una mano grande entrarmi dentro. "Sei bagnata come una cagna" mi disse. Sì, ero una cagna. Sì, in quel momento lo ero. Le sue mani sembravano conoscere il mio corpo. Carezzavano con dolcezza, poi più violentemente, in un sensuale equilibrio di ritmo e intensità. Dal lento al veloce e viceversa. Mi stavo liquefacendo. Ora volevo il cazzo dentro di me. Ogni centimetro del mio corpo lo implorava di darmelo. Lorenzo aveva in mente altro. Mi prese una mano e mi fece alzare in piedi. Poi mi sfilò le scarpette lucide e rimasi scalza con il vestito addosso. Per un attimo non accadde nulla. Quelle pause brevi mi spaventavano un po' e iniziai a respirare più velocemente ma la benda sugli occhi mi alleggeriva dalla vergogna che avrei provato guardandolo in faccia. Ora lo sentii ai miei piedi. ...
    ... Saliva con le mani passandomi l'interno coscia con movimenti lenti, strisciando sulle calze fino alla pelle nuda e appoggiando il dorso della mano alle mutandine calde e umide. Mi disse che gli piacevano le mie gambe. Ne fui sconvenientemente lusingata. Poi mi liberò della biancheria e tuffò la lingua nella mia fica. Era una sensazione fantastica. Un piacere pervasivo. Sbrodolavo come una chiocciola mentre pennellava il mio sesso con morbide contorsioni della lingua. Tentai di portarmi una mano al seno, istintivamente, senza rendermi conto di quanto ero puttana. Mi fermò con decisione e arrossii per la vergogna. Voleva comandare lui. Mi voleva bambola in suo potere. Sentivo le sue mani prima sulle cosce, poi stringermi le chiappe calde, poi le dita dentro di me, sotto la gonna. Gemetti. Faticavo a trattenermi e stringendo i denti, venni violentemente con la sua bocca nella mia fica. Giuro che, con tutta me stessa, tentai di nascondere l'orgasmo, aggrappata all'ultimo spiraglio d'integrità rimastomi. Mio figlio uscì da sotto la gonna. Ero scalza, con le mutandine ai piedi e avevo ancora tantissima voglia del suo cazzo dentro di me. Mi portò vicino alla parete e mi fece chinare a novanta gradi, sempre coi piedi nudi per terra. Mi appoggiai alla parete e mi accorsi (al tatto) che era il grande specchio della stanza d'albergo. Poi mi sollevò la gonna sopra la schiena e mi penetrò con impeto. Venti, trenta colpi ed ero in paradiso. Suo padre non sarebbe mai durato tanto al primo ...
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