Un paziente della dottoressa Angela - La prof di educazione fisica
Data: 27/05/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Angela Kavinsky, Fonte: EroticiRacconti
... le sue mani dalle mie spalle al mio petto, e poi le tolse da me. “Dirò ai tuoi professori che dopodomani le prime due ore sei impegnato. Non andare in classe, ma presentati in palestra, chiaro?”. Annuii. Mi lasciò lì, solo soletto nel corridoio della scuola, ad annusare il suo profumo che ancora aleggiava nell’aria. Col pisello duro rientrai in classe, con calma. Ieri la gara: inutile che ve ne parli; sono arrivato ultimo. Non mi importava, anzi, ero solo un po’ arrabbiato per il fatto di essermi ritrovato alla fine tutto sudato, sporco e senza fiato, quando avrei potuto tranquillamente starmene in classe piuttosto che all’esterno in quella freddissima giornata di febbraio. Poi però vidi il volto della mia prof; era delusa. Allora mi sentii una merda. Quel meraviglioso angelo era triste a causa mia. Mi sarei ucciso solo per vederla sorridere di nuovo. Aspettai che gli altri ragazzi entrarono negli spogliatoi e mi diressi verso il mio angelo. “Prof… mi dispiace tanto!” “Fa niente, tranquillo. D’altronde la colpa è mia. avrei dovuto immaginare che non eri tagliato per la maratona. Ti ho fatto solo perdere tempo!” Avrei voluto dirle che mi sentivo una merda, e che per rimediare avrei fatto qualsiasi cosa, come inchinarmi e leccare le suole delle sue scarpe sporche di fango implorando il suo perdono, ma non lo feci. Mi diressi verso lo spogliatoio come un cane bastonato, e appena dentro non riuscii più a trovare il mio zaino. “dai ragazzi!” dissi arrabbiato a quegli idioti che ...
... mi avevano nascosto lo zaino. “Giorgio hanno messo il tuo zaino nello spogliatoio delle femmine!”. Disse uno. “perché dovete essere così stronzi?”. Un ragazzo della terza classe ma muscoloso il doppio di me mi sorrise. “Non ti incazzare! Visto che non arrivavi più pensavamo che qualcuno se lo fosse dimenticato! E poi è meglio se ti cambi nell’altro spogliatoio; tanto di femmine non ce ne sono e qui siamo già in troppi!” Non aveva tutti i torti. Eravamo ammassati come animali e la puzza di fango e sudore era insostenibile. Feci un cenno con la testa e mi diressi nell’altro spogliatoio. In effetti il mio zaino era lì. Quello spogliatoio era non solo più spazioso, ma decisamente più pulito e ordinato: chissà perché! Mi spogliai e mi sedetti in mutande sulla panca di legno. Mi infilai la mano nelle mutande e iniziai a pensare alla prof di educazione fisica. Si succhiava le dita e se le infilava nella fica. Poi me la sbatteva in faccia e io annusavo. Mi pareva di sentire l’odore. Chiusi gli occhi. La prof che mi prendeva l’uccello nella sua grande bocca carnosa e se lo spingeva giù lungo la gola. E sorrideva. E mi fissava. Me l’ero ritrovata davanti appena qualche minuto fa quindi i particolari del suo volto erano impressi nella mia memoria. Un neo sulla guancia, uno sopra il labbro a sinistra… uno piccolo sopra il sopracciglio sinistro. Alcuni piccoli sparsi per il volto. E le sopracciglia folte, il naso rotondo. Ma si, una volta sborrato mi sarei sentito meglio. All’improvviso ...