50 incredibili secondi: la fottuta di emanuele 1.2
Data: 14/06/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: honeybear
... ottenuto quel che voleva (incontrarsi nuovamente con lui)… L’unica cosa che non poteva fare, era d’inventarsi le regole del gioco.
“Puoi parlare…”
“Volevo… – si schiarisce la voce. Il tono tenta di essere languido, seduttivo – Volevo sapere se è tutto a posto.
“Non lo so ancora, non ho ancora cominciato col tuo culo.”
Rispose con un mugolio… Memore di cosa significa per il Dottore quell’affermazione.
“Chiedimelo…”
“Signore… Non capisco…” e, mentre si sente afferrare violentemente per i capelli, parte una scudisciata a cinque dita.
Ansimando, con gli occhi rovesciati, prova a formulare la giusta richiesta: “Signore… Signore, mi sono inventato tutto… Quella del prurito era solo una scusa! Solo una scusa…”
“È un buon inizio… - sogghigna – Ed ora vai avanti. Sta’ attento a ciò che dici. A ciò che chiedi!”
“Io volevo solo… Vorrei… - non sa come chiederlo. Per fortuna l’altro aspetta pazientemente – Oh cazzo! Signore, la prego! La pergo, per una volta ancora, giochi col mio culo!”
Alberto sorride: il trattamento può iniziare. Preme contro il viso contro i glutei ed inspira il suo delizioso profumo. Prosegue facendo scorrere fra le chiappe la barba di qualche giorno: su e giù, lasciando sospirare l’altro di piacere. Infine estrae la lingua e lo lecca dal basso verso l'alto, soffiando tra i peli. S’interrompe di colpo:
“Hai altro da aggiungere – sempre tirandolo per i capelli – Eh!? Hai altro da aggiungere?”
“Per favore Signore, ne ho voglia – lo ...
... supplica agitandosi - Ne ho voglia da quando l’ha fatto la prima volta. E poi la seconda. Da quel giorno ho sempre cercato un modo per tornare da lei… Dal mio Signore… Per farmi toccare, per sentire la sua voce… I suoi ordini… E per assecondare i suoi desideri…”
Alberto si schiaccia sopra di lui: i corpi leggermente sudati sono ora uno sull’altro. Il profumo acre della pelle del giovane schiavo gli riempie le narici. Le sue mani iniziano a toccarlo.
“Continua…” gli torce i capezzoli turgidi, tanto da fargli male.
“Aaahhh! Adesso… - un sospiro - Adesso però non mi basta più!”
“E cosa vuoi allora?”
Lo monta per fare in modo di guardarlo dritto negli occhi e sentirgli rispondere:
“Quel che il mio Signore desidera…” e china la testa. Non in segno di sconfitta, ma di totale sottomissione a quell’aguzzino che tanto lo affascina. E che ricambia il desiderio espresso con un sorriso di diabolica soddisfazione.
Alberto solca con la lingua la linea tra le chiappe. Insaliva copiosamente il bel fondoschiena, concentrandosi sull’anellino rosa che spicca nell’intrico di peli ed inizia ad insinuarvi le dita:
“Sai cosa devi fare ora, vero?” chiede mentre ne infila una per intero.
Emanuele serra le mascelle per il dolore. Le dita diventano due. Tre. Entrano insieme o da sole: il dolore sembra accecarlo.
“Vero, che ricordi ciò che ti ho insegnato?” ribadisce.
“Sì, Signore” ed inizia a contare fino al numero fatidico mentre le sente girare dentro, e subito dopo, ...