L'importanza di chiamarsi Ernesto
Data: 26/06/2018,
Categorie:
Sensazioni
Dominazione / BDSM
Autore: LorenzoDom, Fonte: RaccontiMilu
... aspetto... di protezione. Volgo solo la testa verso Francesca e le chiedo, con aria fintamente rassicurata, rassicurante, che può andarsene, che và bene così."Sei cura? Dai vieni via con me"."No, non ti preoccupare, vai via per favore, non voglio che vedi...per favore dai...". "Vedere cosa?"."Non lo sò, ma per favore...dai". E così, frettolosamente lascia la casa, quasi a voler dire che lei non vuole saperne, quasi che, se non vedesse più me in quella situazione, niente è successo.Quando Enesto mi dice di sollevarmi da quella posizione, goffamente cerco di risollevarmi gli indumentie tenendomi una mano a coprire il pube. Armeggio un po' ma alla fine riesco a ricompormi. Il contatto degli slip è ruvido e doloroso con la pelle escoriata del sedere, ma non importa, è finita e sono coperta. Ai brandelli della mia dignità ci penserò un altra volta."Ti sei rivestita? ...non penserai che sia finita qui? ...le scommesse si pagano".Io resto freddata, non riesco a replicare se non con dei balbetii "...ma... tu... avevi detto...". "Evidentemente non ci siamo capiti o non hai voluto capire tu. Non hai forse detto che non t'importa di essere ridicolizzata? Non hai chiesto a Francesca di andarsene per non farla assistere? Assistere a cosa? Cosa pensavi?"Io rimango in silenzio e il dolore alle natiche, che oramai mi sembrava attenuata dalla speranza, torna a farsi sentire. E lui incalza."Ascoltami bene. O farai immediatamente quello che ti dico, fino diciamo... alle ...
... diciotto spaccate di questa sera, o ti rimetti giù, culo in aria, e si riprende con quelle che ti mancano...a te la scelta".Sono un groviglio di umiliazione, rabbia e frustrazione enorme, così pesante che non riesco nemmeno a pensare "bastardo di merda". "Si và bene". "Si cosa?". "Si farò come dici tu". "E intendiamoci, al solo minimo tentennamento o rifiuto ti rimetti giù...". Trovo la forza d'interromperlo e risco a dirgli "si, ho capito, va bene"."Ok, allora vediamo...giù le mutande fino alle ginocchia e poi solleva maglia e reggiseno fino all'altezza delle spalle... fuori le tette, insomma. E naturalmente rimani così". Ormai sono un robot, le sensazioni sono molte, diffuse e appannate, solo un gran senso di vergogna mi tiene ancorata alla realtà in questa assurda situazione. Quindi eseguo. Nella speranza che finisca tutto il prima possibile, mi abbasso pantaloni e slip, che finiscono in un sol groppo di tessuto avvinghiato alle ginocchia, lasciando scoperto, esposto il pube. Stessa sorte capita al seno, che viene scoperto in un solo goffogesto. Con le mani sollevo reggiseno e maglia, esponendolo alla vista e al ludibrio di Ernesto, in pochi secondi. Tutto, puché mi sia evitato il dolore e possibilmente finisca presto.Il mio aguzzino non riesco a guardarlo in faccia, così distogliendo lo sguardo incrocio la mia figura riflessa sullo specchio posto, quasi frontalmente. E per la prima volta in vita mia mi trovo ridicola e patetica, veramente ridicola e veramente patetica. Vedo la ...