Creature della notte - 1
Data: 04/07/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad
Era passata l’una di notte e Rino si affrettava a tornare a casa. Era stanco morto, gli facevano male i piedi, dopo ore a girare per i tavoli, a raccogliere le ordinazioni e servire le pizze ai clienti.
Quella sera, poi, c’era stata la cena di chissà che cazzo di comitato: una trentina di matusalemmi che avevano fatto più casino di una banda di ragazzini! E quella vecchia bacucca, che gli aveva puntato gli occhi addosso e non lo aveva lasciato un attimo in pace: e cameriere per favore mi porti questo e cameriere per favore mi porti quello… e giù a strusciarlo sul fianco, sul braccio, che c’era mancato poco che gli allungasse perfino in mezzo alle gambe! E che diavolo!
Mai che queste cose gli capitassero con una bella figa, naturalmente! Le fighe erano sempre sotto stretta custodia dei mariti o dei fidanzati, oppure andavano a sedersi nei tavoli degli altri camerieri. Il senso di frustrazione si unì alla stanchezza, facendolo sentire ancora più demoralizzato.
Un refolo di brezza fresca lo fece rabbrividire. Si sentiva tutto appiccicaticcio di sudore. Non vedeva l’ora di spogliarsi, di farsi una bella doccia e mettersi a letto: dormire fino a mezzogiorno di domani, sospirò.
Affrettò il passo. Abitava in periferia, a poco meno di un chilometro dalla fermata del tram e gli piaceva farsi questo pezzo di strada a piedi, anche d’inverno, per rianimare la circolazione, diceva, e liberarsi la testa dalla confusione della serata. A venticinque anni, Rino aveva voglia di ...
... farsi una ragazza, di farsi una storia… Sarebbe stato bello arrivare a casa e trovarla che lo aspettava ancora sveglia e parlare un po’, andare a letto insieme, con tutti gli annessi e connessi.
Ci aveva anche provato un paio di volte, ma chi è quella scema che accetta di mettersi con un cameriere che torna a casa all’una di notte? L’ultima aveva resistito tre giorni ed era già tanto che ci aveva rimediato un paio di scopate… Quando era stanco come quella sera, Rino sentiva riaffiorare dentro di sé tutte le sue insoddisfazioni e tendeva a deprimersi, ad autocommiserarsi.
Stava attraversando un tratto poco illuminato della strada, fiancheggiata da giardinetti e palazzoni, perso nei suoi pensieri, quando avvertì un brusco fruscio e un’ombra gli si materializzò davanti. Sollevò gli occhi di scatto, col cuore che a momenti gli sfondava il petto. Si sentì mancare il respiro: una figura indefinibile, paludata in un ampio mantello nero, lo sovrastava a pochi passi, immobile.
“Ciao”, disse la figura con voce morbida.
Rino non rispose, gli tremavano le gambe.
Non era un fifone, ma la subitaneità dell’apparizione lo aveva privato di ogni energia. Fissava con gli occhi sbarrati quell’ombra sconosciuta, che fece un passo avanti.
“Ciao”, ripeté l’uomo misterioso.
Rino fece un passo indietro.
“E tu… chi… chi cazzo sei? - balbettò – Cosa vuoi?”
L’altro dischiuse le labbra e qualcosa di sinistro balenò nel suo sorriso alla luce fioca di un lampione lontano. Adesso si ...