1. La mia adolescenza 5


    Data: 10/07/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: FRANK_1987

    ... temperamento da duro e’ soltanto una maschera che indossa a scuola. Mi offre una cioccolata calda e io, da grande consumatore di cioccolato e simili, l’accetto. Alberto e Kevin vanno nel cucinotto mentre io rimango da solo nel salotto ripassando la mia parte.
    
    “Kevin a voì finì?” (Kevin, la vuoi smettere?), sento dire improvvisamente ad Alberto
    
    “Ma cchi male c’e’?” (Ma che male c’e’?), gli fa eco Kevin
    
    “Finisciala” (Smettila), continua il fratello
    
    “E ddai, cussì armenu e’ lla vota bbona ca…” dice Kevin omettendo di farmi sentire l’ultima parte della frase forse perché detta all’orecchio del fratello
    
    “Ma cchi cazzu cunti?, vavatinne” (Ma cazzo dici? Vattene), termina Alberto per poi tornare nel salotto portandomi la cioccolata calda
    
    Nonostante l’accesa discussione di prima, i nostri rapporti non cambiano. Ci stiamo divertendo da pazzi e noto degli sguardi che Kevin rivolge ad Alberto il quale guarda in malo modo il fratello ma non riesco ancora a capire perché. Alberto e Kevin sembrano ben disposti a parlare con me, un omosessuale, e io sono ben disposto ad accettare che, domani mattina a scuola, si comportino freddamente con me davanti a tutti gli altri continuando ad ignorarmi e magari anche ad insultarmi, tanto ormai so come sono fatti e anche se questo mi fa stare male, in fondo so che lo fanno soltanto per salvare le apparenze in un luogo, il Meridione, pieno di pregiudizi e in un posto, il liceo, dove se vieni etichettato, il marchio ti ...
    ... rimarrà in eterno. Il piacevolissimo pomeriggio passato in compagnia di Alberto e Kevin purtroppo finisce e per salutarmi, il più grande dei due, mi stringe la mano toccandoci per la prima volta. Durante tutta la settimana che precede la recita scolastica sopporto a scuola i loro epiteti offensivi ma in casa, sia mia che sua, apprezzo maggiormente il loro essere liberi togliendosi quella maschera che i coetanei gli hanno imposto di indossare. Il pomeriggio prima della recita, aspetto Alberto in camera sua.
    
    “Cchi sta faciennu?” (Che stai facendo?), mi dice Alberto entrando
    
    “Staiu lejiennu a parte” (Stavo leggendo la parte)
    
    “A dde si arrivatu?” (Dove sei arrivato?), continua lui
    
    “Alla metà” (A metà)
    
    “T’avia chiestu e me aspettare” (Ti avevo chiesto di aspettarmi)
    
    “M’era stancatu e aspettare e cussì aiu volutu cuminciare” (Ero stanco di aspettare e così ho voluo cominciare)
    
    “Mo ma paghi” (Ora me la pagherai), dice Alberto
    
    Il ragazzo inizia a farmi il solletico. Io getto a terra i fogli che stavo leggendo e rido fragorosamente cercando di allontanare le sue mani, che sembrano i tentacoli di un polipo, da sopra il mio corpo. Lo so, fin da quando l’ho visto ho desiderato che mi toccasse ma non per farmi il solletico, ma per accarezzarmi sinuosamente. Mentre rido, ogni tanto lo osservo e nei suoi occhi vedo la gioia di potermi toccare anche pur facendomi un semplice scherzo.
    
    “Cchi fannu i piccioncini?” (Che fanno i piccioncini?), fa Kevin entrando ...
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