Uniformi nel bar della stazione di bologna
Data: 14/07/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: chupar
Il treno era in ritardo, quindi mi infilai nel bar della stazione di Bologna. Un militare era di fronte a me, ma non ne avevo potuto subito osservare il volto perché tra noi c’erano le possenti spalle di un suo collega con il quale, seduto, stava conversando amichevolmente, sorseggiando una birra. La chiacchierata era stata interrotta dall’arrivo di una ragazza che, sulla porta, aveva fatto cenno all’amico di affrettarsi.
In quel bar c'erano solo vecchi giocatori di briscola e qualche militare, probabilmente scazzato perchè doveva rientrare da lì a breve. Quello, poi era veramente un gran maschio. "Uno da porno", pensai.
Escludendo anche l’ipotesi che un tipo così potesse essere interessato a un altro uomo, cominciai a fissare il cameriere al banco. Un bel tipo anche lui, giovanissimo e moro che, al movimento, mostrava un gran bel pacco tra le gambe. Non è che fossi lì per fare la troia, ma in attesa del mio treno avevo tempo da perdere.
Il militare chiamò il cameriere.
Cominciarono a guardarmi e a dirsi qualcosa tra loro.
- “Ragazzo, dico a te! Posso offrirti qualcosa?” - E il militare mandò giù un sorso di birra e si accese una sigaretta.
Incredulo, gli risposi: “Qui non credo si possa fumarre!"
- “Non me ne frega un cazzo! Vieni a sederti qui con me.”
Maschile, rude e insospettabile, era un gigante dalla faccia dura, con un naso da pugile un po’ schiacciato. Era evidentemente la prima volta che cercava di agganciare un uomo. Aveva anche capito di ...
... non essere stato per niente persuasivo, tanto da far fare a me la mossa successiva: "Allora? Che mi dici di bello? "
Da lì in poi, complice una discreta successione di birre, i dialoghi si fecero sempre più espliciti.
Mi confessò di essere un ammiratore dei piedi femminili piccoli e affusolati, ma che quella sera stava pieno e gli sarebbe andata bene anche solo una bocca che ci sapesse fare, perché cercava solo sesso facile al di fuori delle caserme, all’interno delle quali si concedeva al massimo qualche sega.
Dapprima ci risi su in modo goliardico, finché lo vidi sistemarsi molto sotto al tavolo, portandosi la tovaglia a copertura dei pantaloni: “C’ho un trapano che spacca i muri. Vuoi vedere?”
Senza alcun pudore mi chiese se facessi per mestiere il “frocio succhiacazzi”.
Non so perché, ma gli confermai che, un tempo, oltre che per libidine anche per far felice mio cognato a volte avevo battuto. Rimasi sconcertato da me stesso dopo aver affermato certe cose, ma dovetti accettare l’idea che passare per troia mi stava piacendo.
Il soldato tirò fuori una banconota: “Forse è poco, ma compenso con le misure!”
E mi fissò con i suoi occhi da porco, pregni di libidine. La presi, rendendomi conto di non essere mai sceso così in basso, ma che essere umiliato in quel modo mi eccitava.
Lo fissai solo un po’ stupito mentre quello m’invitava a sfilarmi una scarpa e a mettergli il piede sul pacco. Assicuratomi che la tovaglia fosse sufficientemente coprente, lo ...