1. Il girone della m - atto primo - "l'ortaggio"


    Data: 15/07/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL

    ... imbranato ma lo amavo così tanto - e tanto era il terrore d’esser lasciato – che gli concessi di praticarmi ogni cosa ad esclusione dei favori retroattivi.
    
    All’epoca ero un discreto fottitore. Ma non l’avevo mai preso in culo, né m’ero cimentato nell’arte oratoria della fallatio. Per me, per la mentalità di allora, far pratica di questi esercizi equivaleva a compromettere la mia presunta virilità. Ma non vi erano solo ragioni di ordine di principio: prenderla nel culo mi procurava dolore. Prenderlo in bocca il sommo disgusto del precum e della borra.
    
    Riky fu sorpreso quando gli confessai che non ero in grado di prenderlo in bocca ma ciononostante mi cimentai comunque. Non apprezzava il mio operato. E come mai si potrebbe apprezzare uno che s’infila la minchia in bocca (ops) che non succhia e se ne guarda bene dall’adoperare la lingua?
    
    Così una sera s’infuriò e prese a spingere di reni verso la mia gola. “Te la rompo sta gola, te la rompiamo in gruppo eh? Cosa dici…” mi diceva. “Ma sta gola va allargata amore, va allargata….devi sopportare”.
    
    Mi sottopose ad estenuanti esercizi mattutini, a digiuno, cui io dovevo starmene li seduto sulla scomoda sedia della sua cucina, sotto il lampadario, con una zucchina tremenda ben piantata in gola. Riky maneggiava con incuria quella zucchina, tenendola nel pugno come fosse un pugnale e stantuffandomi per una buona mezz’ora. Io me ne stavo lì, con il collo reclinato a guardare il lampadario e le mani ben salde alla seduta, con ...
    ... occhi fuori dalle orbite e una gola saccheggiata da una grossa zucchina. I conati di vomito si tramutarono in fiotti di schiuma, e lo vedevo toccarsi il pacco sulle mutande allo sgorgare della bava dopo un colpo di tosse soffocante.
    
    Poi le sessioni d’esercizio s’intensificarono. Dopo pranzo e prima di andare a letto. Al mio rientro da lavoro, lui non mancava di porre una zucchina sul tavolo, in un involto di stoffa, a monito di ciò che sarebbero stati i miei primi doveri.
    
    Rientrava anche lui dal lavoro, poco dopo. Lavava le mani e poneva la sedia sotto il lampadario. Una volta si mise a fumare distrattamente mentre conficcava con violenza la mia zucchina, di tanto in tanto si voltava a guardare il notiziario, sospendeva per un attimo il gioco mollando la presa. Io nel mentre con la lingua lasciavo risalire appena la zucchina di modo da poter respirare. Me egli se ne accorse. S’allontanò cristonando alla ricerca del posacenere ma non trovandolo tornò da me e pose il suo mozzicone tra le mie dita quando con entrambe le mani prese a dare la stura contro la zucchina, sconquassandomi la gola. “devi stare fermo, cazzo… fingi di ingoiare, così ti va più dentro”.
    
    Avevo esaurito le mie bave e in assenza di lubrificazione tentai di fargli capire di essere fuori limite, di provare dolore alla gola. Vidi tra i sui occhi una luce malvagia, un sorriso compiaciuto che richiuse subito per non mostrare del tutto quella sua natura depravatamente sadica. Allora sfilò l’ortaggio, prese a ...
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