La dura legge del carcere
Data: 16/07/2018,
Categorie:
pulp,
Autore: Vampir2
Per motivi dei quali preferisco non entrare nei dettagli, una mattina i Carabinieri hanno suonato alla mia porta invitandomi a preparare un borsone con degli indumenti comodi perché avrebbero dovuto accompagnarmi in carcere. Me l’aspettavo! Preparai il borsone con la massima tranquillità e li seguii. L’avrei presa come un’altra esperienza da aggiungere al mio curriculum personale. Aperte le porte del carcere mi ritrovai davanti ad una guardia per consegnare orologio, lacci delle scarpe, cintura, soldi, telefonino, etc., da qui venni accompagnato in una cella dove feci la conoscenza dei miei coinquilini. La stanza era rettangolare circa 4x3 più bagno. Letto a castello a tre piani poggiato al muro alla sx della porta di entrata, di fronte a dx c‘era un armadio-credenza, appena entrati a dx un tavolo con tre sedie. L’arredamento terminava con un televisore fissato al muro. Ai piedi del letto sulla destra ed a sinistra della porta di ingresso c’era il bagno con tanto di water e doccia gocciolante, i due ambienti erano divisi da una tendina. I miei compagni si presentarono, Antonio grande e grosso con i capelli lunghi poco curati e Claudio, uno smilzo alto circa1,60. Il primo doveva scontare altri 2 anni mentre al secondo dopo complessivi 7 anni restavano ancora 18 mesi da scontare. Mi indicarono la mia branda era al terzo piano del letto a castello, cosa che non mi dispiacque affatto. Le giornate proseguivano tutte uguali, sveglia mattiniera, controllo delle sbarre, colazione, ...
... pranzo, cena, chiusura della seconda porta. (Una porta era sempre chiusa ma con piccola feritoia dalla quale le guardie potevano guardare dentro, una seconda porta veniva chiusa dopo il passaggio degli infermieri prima di andare a dormire.) In stanza avevamo un fornelletto (di quelli da campeggio) che usavamo per riscaldare il cibo o per cercare di dare più sapore al cibo che ci portavano. Per esempio, se ci servivano il polpettone, questo lo rimettevamo in padella, aggiungevamo piselli e lo rendevamo più saporito. I miei due compagni sembravano due tipi tranquilli ma non bisognava perderli d’occhio. Antonio era un tipo calmo ma cambiava atteggiamento dopo aver bevuto un po’. Ognuno di noi poteva comprare un quarto di vino al giorno soltanto che lui lo abbinava a degli psicofarmaci e l’effetto per chi gli stava vicino era abbastanza fastidioso. Claudio invece era il classico figlio di puttana che cercava di trarre vantaggio da ogni occasione. Io non venivo certo da quegli ambienti ma non mi lasciavo certo intimidire da quei due poveretti. In bagno vi era un giornalino porno che chissà quante menti aveva eccitato. Io provai a sfogliarlo senza ottenere nessuna ispirazione, il mio pene non ne voleva proprio sapere di uscire dal letargo, specialmente con il passare dei giorni perché vedevo allontanarsi la possibilità di uscire presto da quel posto. Un giorno dopo aver mischiato medicine ed alcol Antonio iniziò a fare apprezzamenti sul mio fisico e sul mio bel culetto. - Dai vieni, ...