1. Una storia di altri tempi - 1


    Data: 19/07/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad

    “Va bene, va bene, ho capito. In paese si mormora sul mio conto e lo posso capire, ma per il resto, caro don Federico, la cosa non vi riguarda e non vi deve riguardare, né voi, né nessun altro, tranne forse il Padreterno, ma con Lui me la vedo io.”
    
    Don Gervasio disse queste parole con tono calmo, ma fermo e inappellabile.
    
    “Il ragazzo è il mio segretario e questo vi deve bastare.”, aggiunse.
    
    Don Federico si strinse nelle spalle:
    
    “Don Gervasio mio, - fece – e chi vi dice niente: paggio o segretario, a me personalmente non fa né caldo, né freddo. Da amico, quale mi reputo di esservi, ho ritenuto opportuno riferirvi le voci che girano, in modo che poteste regolarvi. Per il resto sono affari vostri.”
    
    “Perdonatemi, don Federico, - disse l’altro in tono conciliante – non dubito della sincerità della vostra amicizia. Mi sono lasciato prendere dalla stizza, perché non siete il primo e, temo, non sarete l’ultimo a ficcare il naso in questo affare…”
    
    “Don Gerva’, io non ficco il naso da nessuna parte!”, lo interruppe piccato don Federico.
    
    “Scusate, scusate… so bene che voi parlate in buona fede. Sono io che certe volte mi lascio trascinare… Venite, beviamo qualcosa. Vi va una bella limonata fresca?”
    
    “E’ giusto quello che ci vuole.”, fece don Federico, sollevato per la ritrovata armonia col suo caro amico don Gervasio, barone di Monte Cappello.
    
    Il barone suonò un campanello.
    
    “Portaci due belle limonate fresche.”, disse al valletto che si era presentato alla ...
    ... chiamata.
    
    Parlarono di altre faccende i due amici, mentre sorseggiavano con evidente piacere la bibita zuccheratissima: dei raccolti che sembravano promettere bene e di altre faccende più o meno importanti, come i mille pettegolezzi che arrivavano dalla Corte.
    
    Finalmente, la visita terminò e, rimasto solo, don Gervasio poté finalmente abbandonarsi ad una monumentale sacramentazione, in cui furono pochi i santi a scamparla: le sante no, per cavalleresca galanteria il barone non le bestemmiava mai. E infatti loro erano tutte contente, e guai a chi glielo toccava, don Gervasio: era il loro beniamino, lo difendevano presso il Tribunale Supremo, quando i santi maschi andavano a protestare; e gli facevano favoretti e cortesie, come solo le sante sanno fare ai loro favoriti.
    
    Era stata infatti santa Ermenegilda, rattristata per la solitudine del barone, dopo che era rimasto vedovo in così giovane età, a fargli incontrare il ventenne Antonello, bello come un dio.
    
    Il guaio era che la povera santa, forse un poco svampita per l'età non si era resa conto che Antonello non poteva essere la persona giusta a colmare la vedovile solitudine del barone: lo aveva visto così avvenente e si era detta: “Questo è proprio quello che ci vuole per il nostro Gervasio.” E così un giorno li aveva fatti incontrare.
    
    Il barone a quell’epoca aveva da poco superato i trentacinque anni: era un bell’uomo, robusto di persona, barba ben curata, capelli castano leggermente ondulati, naso deciso che ...
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