1. Una storia di altri tempi - 1


    Data: 19/07/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad

    ... conferiva forza e mascolinità al suo volto già virile.
    
    Era vedovo ormai da cinque anni e nonostante numerose dame della Corte gli avessero fatto pervenire i segni della loro simpatia, lui aveva preferito rimanersene nella rustica semplicità del suo palazzo a Monte Cappello.
    
    Quel giorno, don Gervasio tornava dalla sua passeggiata per i viottoli di campagna e cavalcava tranquillo, ripensando alle richieste che gli aveva fatto poco prima un suo fattore, quando ad una svolta della strada maestra aveva visto un giovane seduto su un ceppo, che si massaggiava con evidente dolore una caviglia.
    
    Spinto dalla sua naturale generosità, il barone si avvicinò. Sentendo lo scalpiccio del cavallo, il giovane sollevò la testa e don Gervasio rimase immediatamente colpito dalla bellezza infusa in quel volto, sia pure straziato dal dolore.
    
    Scese da cavallo e si avvicinò.
    
    “Cosa vi è successo, bel giovane, sembrate molto sofferente.”, gli chiese.
    
    “Ho preso una storta, signore, e credo di essermi slogata una caviglia.”
    
    “Fatemi dare un’occhiata. Non abbiate paura: sono il barone di Monte Cappello, signore di questo posto.”
    
    Si inginocchiò ed esaminò la caviglia.
    
    “Credo proprio che abbiate ragione. Si è già gonfiata.
    
    Dovunque siate diretto, non potete continuare in queste condizioni. Venite, vi porto a casa mia, vedremo quello che c’è da fare.”
    
    Lo aiutò a salire a cavallo, poi prese le redini e camminando si avviò verso casa. Ma mentre andavano, il barone sentiva ...
    ... dentro di sé una strana inquietudine, mista ad un’altrettanto strana sollecitudine verso quel giovane sconosciuto.
    
    A casa, lo fece portare in nella sua camera e sdraiare su un sofà; poi mandò a chiamare la conciaossa del paese, che fece presto e bene il suo lavoro.
    
    “Come vi chiamate?”, chiese al giovane don Gervasio quando tutto fu finito, sedendogli accanto.
    
    “Permettetemi innanzitutto di ringraziarvi per la vostra cortesia e la vostra generosità.”, fece il giovane.
    
    Don Gervasio fece un gesto con la mano, come a dire “sciocchezze”.
    
    “Mi chiamo Antonello, - proseguì quello – e perdonate se non vi dico altro di me; ma vi assicuro che non ho commesso nessun delitto e non sono ricercato dalla legge.”
    
    “Questo mi basta. Da dove venite?”
    
    “Vengo da C***, un paese che forse non avete mai sentito neanche nominare, è molto lontano da qui. Il mio cavallo ieri si è azzoppato e ho dovuto abbandonarlo. Adesso vado a piedi, in cerca di fortuna.”
    
    “Sapete leggere?”, chiese don Gervasio, colto da un’improvvisa ispirazione.
    
    “Sì, signore; so leggere e scrivere, e conosco anche un po’ di latino.”
    
    “Alla buon’ora! – esultò il barone, battendosi la mano sulla coscia – Siete fortunato: ho giusto bisogno di un segretario. Accettate?”
    
    “Si direbbe che valeva la pena slogarmi una caviglia, se questa è la ricompensa.”, esclamò Antonello con un largo sorriso, che gli illuminò il volto, rendendolo ancora più affascinante agli occhi ormai conquistati del barone.
    
    Quella sera, ...