1. Una storia di altri tempi - 1


    Data: 19/07/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad

    ... momento che don Gervasio spalancò gli occhi, quasi ansimando, e si portò la mano all’inguine. Per fortuna, Antonello fu rapido a togliere la sua e, reprimendo a fatica il battito del suo cuore impazzito, a girarsi a pancia in giù, fingendosi immerso nel più assoluto torpore.
    
    Ma don Gervasio non era uno sciocco, pur essendo un gentiluomo di campagna, e capì subito chi era stato l’artefice del suo piacere. Se quella consapevolezza lo turbò, fu solo per un istante, perché subito dopo si sentì traboccare il cuore di un inspiegabile trasporto e, sollevatosi sul fianco, allungò la mano a carezzare la coscia di Antonello, il cuore prese a battere come impazzito.
    
    Dopo essersi soffermata un momento, la mano del barone risalì fino a raggiungere la procace rotondità delle natiche, dove si fermò, quasi incredula di aver osato così tanto. Ma ormai il processo era avviato: trascinato dalla sua crescente libidine, il barone infilò la mano sotto la camicia da notte di Antonello e prese a carezzare vogliosamente quelle brucianti carni nude.
    
    Ormai il giovane non poteva più fingere di dormire, ma neanche poteva svegliarsi, perché questo avrebbe significato dover affrontare la realtà, dover reagire in qualche modo, dover accettare consapevolmente quelle carezze o rifiutarle; e lui non voleva rifiutarle, ma nemmeno sapeva cosa avrebbe significato accettarle: quanti di noi si sono trovati di fronte a questo dilemma, la loro prima volta? L’unica era fingere di dormire e lasciare che ...
    ... fosse l’altro a decidere.
    
    Ma don Gervasio non si rassegnava a quel silenzio:
    
    “Perché fingi di dormire, ragazzo? – gli bisbigliava con voce dolce e triste al contempo, avvicinando le labbra, fin quasi a baciargli l’orecchio – Perché ti sottrai alle mie carezze? Sei stato tu a svegliare la mia passione, lo so, sei stato tu ad accendere il fuoco che mi divora. E ora perché non rispondi? perché mi lasci delirare a vuoto? Le tue carni bruciano, sento il tuo desiderio, lo sento sotto le mani ed è il mio stesso desiderio… Ho bisogno di te, ragazzo, ho bisogno di te…”
    
    Ma Antonello continuava a tacere, continuava a reprimere i battiti del suo cuore, continuava ad affettare un respiro tranquillo, un sonno immemore.
    
    Alla fine, più per disperazione, don Gervasio si tirò su la camicia da notte, si impugnò l’arnese vibrante e si masturbò, versando infine il suo seme sulle agognate chiappe del giovane, ricoprendole nuovamente con il camicione e tornando a distenderglisi accanto, non con la speranza di riprendere sonno, ma per assaporare la voluttà di ripensarlo... i suoi occhi… le sua voce… il suo sorriso… anche i suoi gemiti di sofferenza, se non altro per rivivere la gratificazione di fare qualcosa per lui. Solo verso l’alba la stanchezza ebbe la meglio e don Gervasio si assopì.
    
    Ma non certo migliore fu la nottate di Antonello, che non osava più muoversi dalla sua posizione e si sentiva straziare per non aver avuto il coraggio di interrompere la finzione, di svegliarsi e ...