1. Appartamento all'ultimo piano - 1


    Data: 18/09/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    Abitavo in quel periodo all’ultimo piano di una vecchia casa in periferia. Ero l’unico inquilino su quel piano e gli unici sotto di me erano due ragazzi di origine slava, o qualcosa del genere, venuti da qualche anno in Italia in cerca di lavoro.
    
    Erano due tipi molto interessanti, devo dire, uno sui quaranta, ben messo fisicamente, pelosetto e con una leggero accenno di pancia che gli stava tutt’altro che male; faceva l’operaio in qualche officina della zona; l’altro, sui trenta, asciutto fisicamente molto bello di viso, lavorava in campagna.
    
    Entrambi etero, perlomeno a sentire le voci che li volevano sposati in patria, e a vedere le le donne che gli giravano per casa. Avevo la camera da letto proprio sopra quella dell’operaio e certe notti lo avevo sentito scopare: grugniva e ansimava come un toro, mentre dava di quelle botte che facevano sbattere la spalliera del letto contro il muro! Perfino il mio letto tremava, e la cosa mi faceva drizzare i capelli, immaginandomelo ad anfanare alle mie spalle, col suo pistone che mi scorreva veloce dentro e fuori il budello… Mi sentivo sciogliere il buco del culo solo a pensarci!
    
    Mi piacevano entrambi, ma confesso che pur essendo meno bello di viso e fisicamente un po’ pesante, era l’operaio, Miljan si chiamava, ad ingrifarmi di più: aveva un che di porco, che mi faceva sbrodolare.
    
    Ci fu un periodo in cui era da solo, perché l’altro era tornato a casa sua per qualche giorno, e avendo scoperto a che ora rientrava, uscivo ...
    ... spesso sulle scale a fare qualcosa con un abbigliamento estremamente ridotto in pratica una canottiera che mi arrivava a mezza natica e un minuscolo perizoma bianco, che mi conteneva a malapena il cazzo e i coglioni… Ma niente paura: eravamo in luglio. Insomma, ero completamente partito.
    
    Non avevo idea di come mi sarei comportato, nel caso lui fosse tornato e mi avesse trovato per le scale, magari sul suo pianerottolo, col culo di fuori e l’uccello visibilmente duro. Mi sarei barcamenato facendo finta di niente? Avrei fatto la troia, provocandolo, facendogli capire che ero disponibile, sperando che si eccitasse e magari stesse al gioco? Né mi ponevo il problema di cosa avrebbe pensato di me, in ogni caso, o che figura ci avrei fatto.
    
    In quello stesso periodo, ero per certi versi perseguitato da un tale, sui quaranta pure lui, etero e sposato con figli, ma accanito ciucciacazzi. Gli piaceva succhiare l’uccello e soprattutto ingoiare la sborra. Sapendo che ero gay, secondo lui dovevo essere per forza anche disponibile; così continuavo ad averlo fra i piedi a chiedermi, a pregarmi anzi, che mi lasciassi succhiare il cazzo, promettendomi pompini da sballo… il che era tutto da dimostrare!
    
    Mauro si chiamava e francamente non mi interessava granché: spesso con una scusa o con l’altra, lo mandavo via a bocca letteralmente asciutta, ma qualche volta gli concedevo il favore, sia per il gusto di farmi una sborrata, sia perché, lo ammetto, mi piace sborrare in bocca a qualcuno e ...
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