Il prigioniero di zelda
Data: 28/07/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Isaac
Ormai la nostra frequentazione, iniziata su di un social network, durava da qualche mese ed all’iniziale simpatia era subentrata una confidenza sempre più intima tant’è che una sera in cui avevamo bevuto un po’ più del solito, Zelda, cedendo alla mie insistenze, mi confidò la sua più riposta fantasia: condurre due uomini che mai l’avessero fatto prima ad un’esperienza di fellatio reciproca, guidandoli in questa loro prima volta, esortandoli ed aiutandoli a superare difficoltà e ritrosie che certo ci sarebbero state tra due etero.
Trasecolai, non m’aspettavo una cosa del genere e, per un attimo, pensai fosse venuta a sapere d’una mia fantasia, che m’ero guardato bene dal confidarle sino ad allora e che consisteva proprio nell’accarezzare un uomo con la bocca.
Così abbozzai un sorriso di circostanza e le chiesi di spiegarmi meglio; lei aveva in ufficio questo nuovo collega, un giovane efebico che le era stato affiancato e che pendeva letteralmente dalle sue labbra; lei sospettava di certe tendenze del ragazzo che, però, sosteneva essere etero e fidanzato.
Avevo presente chi fosse il ragazzo, l’avevo anche salutato una volta che ero andato a prendere Zelda in ufficio per pranzo ed avevo notato sia l’acquiescenza di lui alle disposizioni di Zelda, che sapeva essere dolcemente autoritaria, che il suo bell’aspetto.
Zelda, ormai rilassatasi, mi confidò d’essere sicura di poter fare persuaso il giovane ad assecondare questa sua fantasia ma restava il problema di trovare ...
... l’altro uomo; finsi di pensare a chi potesse essere ma, quando incrociai lo sguardo di Zelda, capii di essere caduto nella sua trappola, e d’aver sempre fatto parte del suo piano.
Tentai una debole difesa d’ufficio, le dissi che in effetti anch’io avevo delle fantasie falliche ed orali in particolare, ma che non avevo mai pensato di concretizzarle, che sicuramente nell’ipotetica circostanza non avrei saputo cosa fare ma più argomentavo meno la mia posizione si faceva difendibile e, poco dopo, capitolai.
Si trattava di organizzare la cosa ma Zelda aveva pensato anche a questo: avrebbe invitato a casa propria il collega un sabato, con la scusa di dover finire l’elaborazione di una trimestrale di cassa, lì ci sarei stato io, avremmo pranzato tutti a tre assieme e, complice l’alcool, condotto la situazione sino al soddisfacimento di quella sua fantasia. Ancora non sapeva se sarebbe stato il collega giovane a prodigarsi con me o il viceversa e credo la cosa, il tenermi sulla corda sino ad allora, la divertisse.
Due sabati dopo ricevemmo l’ospite a casa di Zelda, mi confermai nell’impressione fosse un bel giovane, glabro, snello, lievemente effeminato, del tutto succube di Zelda dalle cui labbra letteralmente pendeva.
Mentre loro lavoravano in salotto io, in cucina, preparavo il pranzo, leggero ma abbondantemente annaffiato da vini corposi, sia bianchi che rossi di modo da massimizzare il loro effetto disinibente; finito che abbi (io m’ero già portato avanti con un paio ...