1. Piero, la consapevolezza di essere troia


    Data: 15/08/2018, Categorie: Trans Autore: eatbirds, Fonte: Annunci69

    Quell'estate avrei compiuto 14 anni. Da qualche anno stavo lentamente e confusamente scoprendo la mia sessualità. Un percorso non semplice, con diversi angoli dietro ai quali desideri contraddittori, pulsioni che mi parevano contrastanti e voglie cui non sapevo se dar sfogo o reprimere.
    
    Ero carino, non eccessivamente mascolino, piccoletto, glabro, pienotto, ma non grasso, al più burroso, con le tettine leggermente pronunciate che contornavano due capezzoli carnosi; due belle gambe e un culetto pieno e sodo, un dono che solo più tardi avrei avuto modo di apprezzare.
    
    Complice un amichetto, più grande di me di uno, due anni, avevo cominciato a leggere avidamente le riviste per adulti. Si schiudeva un mondo intero da esplorare; la figa di una donna o, meglio, le fighe delle donne, tutte diverse l'una dall'altra e per questo uniche, depilate o pelose, strette o larghe, con labbra carnose o meno. E i cazzi, lunghi, più corti, di diversa grossezza, nodosi, con cappelle gonfie e grosse o appuntite.
    
    Iniziai a fare i primi raffronti con il mio pisellino, capii che non mi serviva solo a far pipì, imparai a toccarlo, a provare piacere nel farlo, a godere dei 15/20 secondi della sborrata.
    
    Capitava di condividere la lettura con il mio amico che, immancabilmente, preso dalla foia, si calava i pantaloni, sfoderava il cazzo dalle mutande e se lo menava fino a venire, mugolando esternazioni di piacere e invitandomi a fare altrettanto.
    
    Per timidezza, per senso di vergogna o ...
    ... pudore, declinavo i suoi inviti e imbarazzato riprendevo le mie letture proibite, ma lo sguardo veniva calamitato da quel cazzo turgido che avrebbe di lì a poco schizzato.
    
    La sera, a letto, si riproiettavano nella mia mente le immagini delle riviste, culi, tette, fighe, cazzi che penetravano, bocche che assaporavano; iniziavo a toccarmi, ma alla fine quello che mi faceva godere era il pensiero del cazzo del mio amico e l'orgasmo si accompagnava alla voglia di sentire le sue mani sul mio corpo, di succhiare la sua cappella, le sue palle, di farmi dissetare dalla sua sborra.
    
    Tutto questo mi disorientava, mi confondeva; certo, ero attratto dalle donne, mi piacevano, ma era forte anche la voglia di maschio, di cazzo.
    
    Al risveglio venivo sopraffatto dalle paure, dal timore che qualcuno scoprisse le mie più intime voglie, di essere classificato come un "frocetto".
    
    Ebbene, quell'estate dei miei 14 anni, tutte le paure erano destinate a dissiparsi; quell'estate e l'irrompere nella mia vita di Lui.
    
    Lui era Piero, un amico di mio padre, un bell'uomo di mezza età, brizzolato, ben piazzato, braccia possenti e due mani grosse, carnagione scura.
    
    Trent'anni prima si era trasferito in una regione del Nord, li aveva trovato lavoro e la donna che sarebbe diventata sua moglie, Giuliana, una veneta alta, formosa e appariscente al punto giusto.
    
    Ogni anno tornava nella sua terra d'origine per trascorrervi le vacanze estive e quell'anno era nostro ospite nella cabina che ...
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