La madre di francesco. capitolo iii
Data: 17/08/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: stuzzicami
... fossi stato un pittore l’avrei dipinta. E invece ne ho fotografato idealmente l’immagine, un’istantanea forte, ad alto contenuto erotico, marchiandomela nel cervello. Mai avrei potuto dimenticare tanta deliziosa femminilità, mai mi sarei potuto scordare di tali, tante e intense sensazioni.
Ero perso nella libido e nella grazia di quella donna quando lei stessa, mi riportò alla realtà.
“Marcello, a cosa pensi?” mi disse quasi sussurrando… destandomi dalla mia contemplazione/adorazione.
“Sto pensando a te, ti sto ammirando in tutta la tua bellezza” le risposi.
Mi sorrise. Sapeva bene di avermi in pugno e, allungando una mano, strinse il mio batacchio pulsante, schiacciato contro una sua coscia e mi disse: “Non credi sia giunto il momento di scoparmi? O forse sei già soddisfatto così? Anche se a giudicare dal tuo amico, a dire il vero, non mi sembra…”.
La guardai negli occhi: stava giocando, mi stava sfidando, provocando.
Non era una semplice richiesta la sua. Con autorità mi stava esternando il suo desiderio di essere posseduta, certo, ma nel farlo lasciava intendere che non gradiva indugiassi oltre. Insomma mi domandava che stessi aspettando… spronandomi a darmi da fare…
La guardai negli occhi e lei mi incalzò:
“Fallo, non m’importa dove, ma non farmi aspettare oltre: sono un fuoco, ho bisogno di sentirti dentro di me” si limitò ad aggiungere.
Mi alzai, spostai le sue gambe, le divaricai all’inverosimile e, forzandone l’apertura, ne misi una sullo ...
... schienale del divano e l’altra, piegata, poggiata a terra. Lei, con la nuca adagiata al bracciolo del divano, mi osservava, lasciandomi fare ciò che volevo.
Mi studiava, con attenzione e curiosità.
Mi adagiai su quella maestosa donna ed entrai in lei come un coltello penetra nel burro. Una fortissima sensazione di calore pervase il mio uccello che violò per la prima volta quell’incantevole pertugio capiente e maturo. Era larga, parecchio grossa, quella vagina matura, evidentemente avvezza alla penetrazione oltre che segnata dall’esperienza, e forse anche dal parto, pensai.
Al solito, Lucia non proferì parola, limitandosi ad accogliermi dentro di sé, con calore, concessione e lascivia. Si concesse solo un “ahhhhhhhhhh, sì”.
Spinsi ed entrai nel suo nido con tutto me stesso, infilando il mio batacchio per intero dentro a quella anelata grotta scura. Percepivo la capienza di tale pertugio, una sensazione nuova. Non era come scopare le solite ragazzine: la fica stretta che ti avviluppa calzandoti a pennello. Questa era una passera esperta, una ficona capiente e spaziosa che mi regalava sensazioni nuove, inattese, sconosciute e, iniziando a stantuffarla, mi sembrava di non riempirla tutta, nonostante le discrete dimensioni del mio arnese. La scopavo lentamente, guardandola negli occhi, respirandole in volto il mio desiderio, intrecciando, di quando in quando, la lingua con la sua. Era letteralmente fradicia di umori. Entravo ed estraevo il mio pistone dal cilindro per ...