1. Il paese dove i maschi non picchiano le donne e non disprezzano i trans


    Data: 22/09/2017, Categorie: Trans Autore: amoreandrogino, Fonte: Annunci69

    ... avesse quasi ottant’anni, ma certo lei non poteva pretendere che la chiamassero signora, visto che non aveva trovato uno straccio di marito che le avesse accordato lo status sociale di “signora”. Forse questa era un’usanza d’altri tempi, ma in quel palazzo ci abitavano soprattutto persone anziane, anche se c’era stato un certo ricambio perché, pur essendo in un quartiere semicentrale, gli affitti erano ancora accessibili. Quando si liberava un appartamento, arrivavano subito altri inquilini con cui i vecchi condomini facevano immediatamente amicizia: non erano solo rapporti di buon vicinato, ma di vera solidarietà.
    
    Solo con quei due studenti di medicina, maschio e femmina, che avevano preso in affitto l’appartamento al primo piano non avevano voluto fare amicizia perché erano due tipi molto strani e non si capiva bene se fosse una coppia regolare o qualcos’altro, visto che la sera non uscivano mai insieme. E poi, la cosa più inaccettabile era che, dopo un anno, era andata ad abitare con loro un’altra ragazza perfino più strana e qualcuno mormorava che si trattasse di un maschio perché aveva il pomo d’Adamo che si poteva vedere anche se lo copriva con una fascetta di seta al collo.
    
    In effetti, non si sbagliavano, perché quella ragazza era una transgender che era stata cacciata da casa dal padre a sedici anni e, prima di essere assunta in un negozio di parrucchiere unisex, aveva avuto le più brutte esperienze, compresa la prostituzione. Già dai primi anni della sua ...
    ... infanzia si sentiva una bambina e non un maschietto e, a dodici anni, si era innamorata di un suo compagno di scuola con cui studiava insieme. Una volta che era andato a trovarlo e lui non era in casa, il fratello maggiore l’aveva violentata e lei non aveva potuto opporsi perché altrimenti tutti avrebbero saputo che non era un ragazzo normale, come si pensava, a parte sua madre che forse aveva intuito la sua diversità.
    
    Suo padre non si era accorto di nulla: faceva il camionista ed era sempre fuori di casa e, quando rientrava stanco dal lavoro, si ubriacava e picchiava la moglie senza motivo. Quando però capì che suo figlio era “ricchione” la cacciò da casa a botte, senza che sua madre potesse far nulla. Seguirono cinque anni d’inferno, lontana dal suo paese, adescata e sfruttata da un uomo che, dicendole di amarla, l’aveva spinta sul marciapiede e la picchiava se non guadagnava abbastanza dopo essere stata a lavorare per tutta la notte. Poi un tentativo di suicidio e durante la degenza in ospedale si era confidata, per caso, con il titolare di quel negozio di parrucchiere, un omosessuale quarantenne che l’aveva assunta come shampista, senza chiederle nulla in cambio, e ora l’aveva presa a ben volere le stava insegnando a fare le acconciature.
    
    In ospedale aveva conosciuto anche quella giovane studentessa iscritta alla facoltà di medicina che faceva pratica clinica come volontaria perché, subito dopo la laurea, se ne voleva andare in un paese del terzo mondo a curare i bambini. ...