1. La mamma


    Data: 28/09/2018, Categorie: Lesbo Autore: giessestory, Fonte: xHamster

    ... masturbi incessante, spudorata e santa; sembra impossibile che il tuo viso nasconda un piacere tanto carnale sotto l’inguine, che cavalchi come una strega angelica sulla scopa del peccato.Anche quella sera lo facesti.Con la testa che girava, salisti piano in camera, ti denudasti languida e fingesti che io, la tua mamma, non ci fossi... almeno: mostravi di non vedermi!Come eri bella, quando nuda e discinta, ti abbandonasti a un finto sonno.Con le mani ti accarezzavi e io, quella volta, non riuscii a farmi indietro, restai sulla porta, in vista e soffrii; soffrii per lo sforzo amaro di trattenere il desiderio. Avrei voluto tuffarmi sul tuo corpo e perdermi tra i flutti della passione.Quando sei stata pronta, con gesto quasi infantile, semplice, hai solo bagnato due dita sulla lingua, poi ti sei infilata “la micetta”, schiudendola del giusto, solo per provare il piacere della dilatazione.Sei venuta quasi in silenzio, con un solo lungo sospiro; hai inarcato la schiena, per te... e per me.Lo sapevi che vedevo, lo sapevi che anelavo te.Poi, pian piano, il cuore abbassò il suo tambureggiare e il respiro divenne basso e regolare. Solo quando “la mia piccina” si addormentò soddisfatta, solo allora, raggiunsi il tuo letto e ti baciai a lungo la bocca umida.Che gioia segreta rubai allora dalle tue labbra. Erano bagnate ancora degli umori lasciati dalle dita: quante volte erano passate dalla vulva quelle dita! E che profumo indescrivibile per il mio bisogno di te... ero vicinissima: ...
    ... sentivo il caldo che emanava dal bacino nudo e l’odore che la “fregna” aveva appena sfogato.Invece di affogarti con la faccia tra le cosce per suggere il nettare di quel fiore, mamma ti copri, teneramente, col lenzuolo immacolato.Quale regalo più dolce e appagante avrei mai potuto desiderare?Poi, tutto venne cancellato dalle nostre menti e non ne parlammo mai più...Ecco che il sogno volge al termine, torno coi piedi per terra e vengo pure io, tra le dita, cercando di non farmi sentire.La mutandina assorbirà ancora una volta quell’ennesimo piacere: il tuo ennesimo dono in un rapporto incredibile e mai goduto appieno.In punta di piedi vado via dall’Ospedale, felice.Domani te lo dirò.Te lo dirò che la tua mamma non ti abbandona mai, mio dolcissimo fiore profumato:- Ma certo che sono passata, tesoro – dirò –ma tu... tu dormivi già! –Entrambe sapremo che, ancora una volta, ti avrò mentito.FINEGiovannaQuesta storia è vera. Per quanto sensuale e peccaminosa, angelica o infernale, possa sembrare è vera.Mi sono dovuto spogliare dei miei preconcetti e della mia educazione per poterla accettare... in parte capire e, in fine, amare.La forza di questo racconto proviene anche dalla “Fonte”, la mia amica A. La ragazza più delicata, fine e sensibile che abbia mai avuto l’onore di incrociare. La stessa che, qualche anno fa, mi ha donato il racconto della sua giovinezza, da me condensata ne: La fata di ferro.A lei va il mio ringraziamento e il mio affetto incondizionato.Grazie A. dolcissima ...
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