Capitolo chiuso
Data: 29/09/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Zindo
E' inutile cercare un ago in un pagliaio, ma se nel pagliaio un ago c'è è possibile che finisca con il pungere chi non lo cerca.
Una persona in una metropoli come Roma non è forse meno di un ago in un pagliaio, facendo le proporzioni?
Linda certamente non cercava Silvio e non immaginava neppure lontanamente di poterlo incontrare a Roma dove lei stesa si trovava per caso. Era persino convinta di non incontrarlo più, mai, in nessun luogo.
Anzi no, semplicemente non pensava più a lui, l'aveva messo nel dimenticatoio.
Com'è che si dice? Capitolo chiuso?
Per Linda ormai Silvio era “un capitolo chiuso”, neppure un capitolo, Silvio era stato si e no una frase nella sua storia.
Non ricordava neanche il nome.
Infatti quando lo vide, sussultando per la sorpresa, dentro di lei non rimbombò il nome “E' Silvio” ma “E' quello lì!”
“Quello li” era a pochi metri di distanza da lei, stava andando verso di lei con un radioso sorriso stampato sulla bocca e con un passo deciso, come di chi si affretta per raggiungere una persona cara che si vuole abbracciare, che si rivede con piacere.
Lei no; lei appena vide quel volto non ebbe neanche il tempo di mettere a fuoco il tutto, all'istante non ricordò il nome di lui ma riconobbe solo “quello lì” ed ebbe paura.
Non sapeva di cosa, ma ebbe paura.
Ringraziò la sorte che c'erano troppe persone sul marciapiede della stazione Termini della metropolitana e che “quello li” era ostacolato dalla folla nello spostarsi verso di ...
... lei, per raggiungerla.
Il convoglio della metro era già lì e lei si affrettò a confondersi nella marea di gente che si precipitava all'interno. Appena dentro però si aggrappò ad una palina di sostegno, la più vicina alla porta, per non lasciarsi spingere all'interno dalla fiumana di passeggeri.
Riuscì a girarsi e guardare fuori. “Quello lì” non c'era più.
Eccolo, lo vide: era salito anche lui, sullo stesso vagone; era giù, in fondo. La guardava, le sorrideva.
Fece appena in tempo a fare due passi indietro, e scendere. Le portiere si chiusero, il treno partì in direzione Laurentina, portandosi via lui, “quello lì”.
Ohhhh! Pericolo scampato!
Pericolo? Quale pericolo?
Ora le sovvenne il nome e, già rilassata sorrise tra se e se , e pensò “Povero Silvio”, ricordando finalmente il nome di “quello lì”.
Ora che il treno l'aveva portato via era più rilassata. In attesa del successivo treno, mentre il marciapiede si ripopolava, lasciò che i ricordi riaffiorassero senza più farle avere ansie o paure.
Nei ricordi la figura predominante però era Pietro, l'uomo che avrebbe voluto scordare ma proprio non ci riusciva.
Pietro: il matto, il senza regole, lo spregiudicato del quale tutti le avevano detto di tenersi alla larga, eppure l'unico che le aveva dato modo di gustare la vita in senso pieno. Una vita senza regole precostituite ma comunque non selvaggia, una vita tenuta nei limiti dei valori umani che la natura stessa deposita negli esseri umani.
“Che ti ...