1. Le mie estati nella cascina dei nonni. 2: mi accorgo dell'esistenza di Faust


    Data: 14/10/2018, Categorie: Zoofilia Autore: beast, Fonte: EroticiRacconti

    ... le leccate di Faust, ma lui non ne voleva assolutamente sapere, sempre più infoiato dagli umori che nel momento dell'orgasmo avevo prodotto non la smetteva di assaltarmi con quella sua lingua bollente. Mi girai sulla pancia, sulle ginocchia e alzai il sedere in modo da metterlo all'altezza del suo muso, Faust continuò con le sue leccate per lubrificarmi a dovere e poi mi zompò in groppa. Non mi sentivo ancora pronta per un rapporto sessuale completo, e soprattutto non mi sentivo pronta a perdere la mia verginità. Per fortuna il suo pene non riusciva a trovare la giusta angolazione, nonostante i mille tentativi, la punta della sua cappella agitata convulsamente sbatteva con colpi casuali contro i miei glutei o contro la mia figa, ma non riusciva a spingere nel punto giusto per farsi largo tra le labbra della vagina. Faust saltò giù per l'ennesima volta, mi leccò nuovamente la passera, si leccò il cazzo venato e sempre più rosso e riprovò a montarmi, a questo punto, per evitare che finalmente trovasse la strada giusta e mi deflorasse, presi la sua cappella con una mano e me la indirizzai tra le cosce, lui ebbe la percezione di avermi finalmente penetrata, perché si mise a spingere coi lombi come un forsennato, col cazzo che andava e veniva in mezzo alle mie gambe. Mi stava scopando come fossi una cagna, o almeno questo era quello che credeva. Andò avanti in questa copula simulata per una decina di minuti, poi il nodo che aveva alla base del cazzo si ingrossò ancora mentre ...
    ... passava per un ultima volta a fatica tra le mie cosce, sempre più bagnate del suo seme, finché non lo senti fermarsi, ormai gonfio oltre ogni limite, cominciò a pulsare ritmicamente e finalmente il primo getto di sborra bollente schizzò e mi colpì la base delle tette, e poi un altro e un altro ancora, sempre più forti, caldi densi e odorosi. Dopo una trentina di secondi il pulsare e gli schizzi diminuirono di frequenza e intensità e infine cessarono del tutto. Allargai le cosce e lui si staccò facilmente smontando dalla mia schiena. Col cazzo ancora gonfio mi leccò ben bene le figa, mangiandosi lo sperma che mi colava dalle cosce fradice e dandosi alternativamente qualche leccata all'attrezzo, come volesse ripulirlo. Poi grazie al cielo si chetò. La testa mi girava, mi sentivo sporca e appiccicosa. Mi gettai nell'acqua fresca per lavarmi di dosso tutto quel seme appiccicoso e quella bava odoranti di cane, di sesso, di proibito. Uscii e mi sdraiai al sole, Faust si venne ad accucciare di fianco a me ancora ansimante. Riposammo esausti una buona mezzora prima di essere in grado di rimetterci in marcia verso casa, il sole era ancora caldo, arrivammo alla cascina dei nonni stanchi morti, lo legai alla sua lunga catena e sperando di non incontrare la nonna corsi a farmi una bella doccia. Mi lavai come una forsennata, cercando di eliminare al meglio ogni traccia degli umori e degli afrori pungenti del cane, del suo pene, della sua sborra. Sotto il getto di acqua calda pensai alla pazzia ...