Il Corpo, il Verbo e la Mente |3/8| Caso 3
Data: 05/11/2018,
Categorie:
pulp,
Autore: Miss Ehrenfeld
... cosa sei venuta a parlarmi?” Chiesi io. “Vede, dottoressa. E' successo un fatto.” “Ti va di raccontarmelo?” “Stavo passeggiando per strada. Come mio solito. Tante persone attorno a me. Tutte indistinguibili. Mormorii vari. Timbri di voce che si susseguivano. Sembrava tutto come al solito, per un soggetto con la mia condizione. Tuttavia, ad un certo punto, riuscii a scorgere un uomo.” “Era qualcuno che pensavi di conoscere?” “Non credevo di conoscerlo, in realtà. Indossava una giacca lunga con il bavero alto. Portava un cappello.” Annotai: Giacca lunga. Bavero. Cappello. “Avevi già visto questo tipo di abbigliamento?” “Non ricordo... quello che tuttavia mi sconvolse è il fatto che aveva due occhi color marrone, un naso a punta e una barba corta, abbastanza curata.” Annotai: Naso a punta. Occhi marroni. Barba corta. Rilessi ciò che avevo scritto. Sollevai le sopracciglia in segno di confusione. “Mi stai dicendo che riuscivi a guardarlo in viso?” “Esatto... Avevo visto il suo volto.” Erano anni che non le capitava. Stava forse migliorando o era una illusione? Aveva visto davvero quel volto oppure era solo un mero ricordo del passato, prima dell'incidente? “Cosa significa secondo lei, dottoressa?” “Beh. Potrebbe essere un segno iniziale di miglioramento... tuttavia dovremmo lavorare su questo aspetto.” “Perché riuscivo a vedere soltanto lui?” “Non lo so, onestamente.” risposi io, ammettendo i miei limiti. “Capisco. E' una di quelle cose che lei definisce...?” “Un'anomalia.” ...
... aggiunsi io. “Si. Una strana anomalia.” “Dimmi Hilary. Sei restìa all'idea di poter guarire?” “Non saprei. Forse, sarebbe bello poter di nuovo guardare in faccia le persone. Poter finalmente sapere che volto abbia lei, ad esempio.” “Cosa ti turba, allora?” “Diventerebbe tutto troppo intimo. Non so se riuscirei a resistere allo stress emotivo...” Annotai le sue paure. Le sue reticenze. Era un caso piuttosto complicato. Rimaneva soltanto da capire che impatto avrebbe avuto il poter vedere nuovamente i volti della gente nella vita di Hilary. La paura più grande di Hilary era proprio il fatto di essersi disabituata ai volti degli uomini. L'anonimato era l'unica cosa in cui aveva vissuto in tutti quegli anni. Ora qualcosa la bloccava: Il timore di poter guardare negli occhi qualcun altro. Stavo ricontrollando gli appunti sul taccuino. Lessi tutto sussurrando con le labbra, quasi come presa da una improvvisa angoscia. Una giacca col bavero. Un cappello. “Hilary... quest'uomo. Cosa stava facendo?” “Non so, esattamente. Per un attimo ero convinta stesse fissando un punto particolare della strada... una finestra, credo. Poi ebbi la convinzione che stesse guardando me.” Andai a ritroso con le pagine. Ero presa dal panico. “Tutto bene, dottoressa? Ho detto qualcosa di male?” “Io non...” Ero come bloccata. “No. Non hai detto nulla di male. Dovevo solo controllare una cosa...” Cercai freneticamente, fino a che non ritrovai gli appunti del colloquio con Elizabeth Swann. Un uomo, con giacca e ...