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Il Corpo, il Verbo e la Mente |3/8| Caso 3
Data: 05/11/2018, Categorie: pulp, Autore: Miss Ehrenfeld
... cappello, era presente nel suo sogno. Ricontrollai anche gli appunti di Napoleone. Stesso uomo, stesso cappello e stessa giacca, avvistato e segnalato come possibile pericolo. Era impossibile. Erano tutte la stessa anomalia. “Hilary... penso che dovremmo interrompere il colloquio, per oggi.” dissi io. “E' successo qualcosa, dottoressa?” Chiese Hilary, preoccupata. “Nulla di preoccupante, tranquilla. Ci vedremo la prossima settimana, ok? Tu stai serena e non ti allarmare. Se dovesse ricapitare di vedere il volto di qualcuno, fammelo sapere.” La accompagnai alla porta e la salutai. Hilary sembrava abbastanza contrariata da quel mio improvviso atteggiamento. Sembrava tutto grottesco. Era tutta colpa di Elizabeth Swann e delle sue suggestioni. Mi aveva contagiata, ne ero sicura. La mia mente era razionale. Doveva per forza esserci una spiegazione. La coincidenza, da sola, non bastava a spiegare quel fenomeno. Analizzai le carte ancora una volta. Ricordavo di aver suggerito io stessa a Eric quegli indizi sul cappello e sulla giacca. Mi serviva come test di veridicità. Inconsciamente avevo utilizzato l'immagine che Elizabeth aveva descritto nel suo sogno. Un uomo con giacca e cappello. E così ho innestato la stessa idea nella labile mente di Eric, il paziente che si credeva Napoleone. E adesso, perfino Hilary sosteneva di aver visto un volto, dopo che io stessa le avevo raccontato la storia del Bicorno di Napoleone. Uno sbaglio dopo l'altro. Si erano tutti contaminati a vicenda, basandosi sugli input che io avevo inaspettatamente concesso. Avevo creato dei collegamenti tra i miei pazienti. Dei pericolosi legami di cui io ero responsabile e che mi impedivano di lavorare con lucidità. Avevo compromesso il mio lavoro. Non ero lucida. Ero suggestionata. Io ero Alice Ehrenfeld, psicoanalista comportamentale. Si pronuncia Elis Erenfelt ed era sempre meglio specificarlo. Non potevo dubitare della mia professionalità. Non potevo dubitare di me stessa in quel momento. Non potevo.