1. L'uomo che attende


    Data: 15/11/2018, Categorie: Sentimentali Autore: Tibet

    ... bagnata di me… torniamo al camper…- -Possiamo farlo qui… dietro alla barca… non c’è nessuno…- Rapida lei gli si inginocchiò davanti, gli liberò il grosso pene duro e prese a baciarlo, la sua lingua ricamava su quella grossa cappella scoperta, se lo inseriva profondamente in gola per poi tornare a leccare. Le piaceva! Era maschio! Era vissuto! Era grosso! Nemo non voleva godere così e la fece alzare, lei si dispose con i gomiti sul bordo della barca e gli si offrì. Sentì il grosso arnese di carne scivolare lungo la sua fessura bagnata e poi il colpo secco con la quale la penetrava a fondo! La montò a lungo prima di godere, Nadia sentiva uno strano pizzicore proprio nell’ano. Si trovò a desiderare che lui la prendesse lì, nel suo culo. Voleva essere completamente sua… e la stuzzicava anche la voglia di ricevere quel largo cazzo scuro, immaginava già che avrebbe goduto e sopportato il dolore della penetrazione. Ma Nemo era perso in se stesso, doveva rifarsi di lunghi anni di privazione, del tempo nel quale aveva solo potuto immaginare di avere una donna. E continuò a penetrarla tenendola forte per i fianchi fino a sborrarle dentro e urlare nel vento! Nemo non volle tornare ancora al camper e si sedettero sulla piccola terrazza fronte mare del localino di Nadia. Lei si accorse di quanto bene stesse in sua compagnia. L’unica cosa che la disturbava un po’ era che erano immersi permanentemente in una vera nube di fumo, Nemo fumava una sigaretta dopo l’altra, era un bisogno di ...
    ... quando era ancora un prigione, disse per scusarsi, dove spesso il tabacco era l’unica compagnia, l’unica consolazione. -Non voglio che ti vedano con me, che immaginino che stiamo assieme, rischieresti la tua vita. Da adesso in poi… mi raggiungerai la sera, al buio… ti voglio… ma non posso pensare di farti del male…- Il tempo aveva preso una dimensione particolare, valida solo per loro due. Presto fu sera e tornarono al camper. Prima di entrare… Nadia, perennemente affamata, decise di andare a prendere pizza al taglio, patatine e alte schifezze che mangiava quando era felice. Al suo ritorno Nemo la fece spogliare e distendere sulla cuccetta, dicendole… -Voglio imprimermi nella mente il tuo corpo… ogni suo particolare… in modo di poterlo rivedere e rivivere per il tempo che dovrò starti lontano…- Passava le sue forti mani sul viso di Nadia, sul collo, sulle spalle e sullo sterno, le fece alzare le braccia per poterle guardare le ascelle e odorarle. Baciò l’interno delle braccia. Un lungo momento lo dedicò al suo seno. Lo toccava, lo soppesava, lo palpava. Guardava con interesse i capezzoli… che appena stimolati diventarono come piccole fragoline. Dure e sensibili. Ci passò le labbra e succhiò. Morse piano e poi più deciso, mentre Nadia si inarcava offrendosi. Si portò sul ventre ed esaminò con interesse l’ombelico. Lo baciò e passo oltre. Le fece aprire le cosce più che poteva e prese a guardargliela. La aprì con le dita, ammirò lo splendido colore del suo interno. Passò lungamente ...
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