1. Il compagno di classe di mio figlio 2


    Data: 16/11/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: Raccontando

    ... turgidissimi, succhiavo le mie dita e percorrevo il mio petto villoso. Desiderai ancora di essere con Luigi, metterlo di nuovo a pecora, allargargli le chiappe e sfondarlo di colpo, senza lubrificarlo per spaccargli quel culetto per niente immacolato. Gli avrei voluto di nuovo sborrare in bocca e avrebbe dovuto nuovamente bere il mio caldo seme. Poi, mentre ancora la mano martoriava il mio grosso cazzo, rividi la sborra del ragazzo che si spargeva per terra, confondendosi con l’olio delle macchine, le sue grida di piacere, il mio corpo incollato al suo, la sua bocca che mi succhiava, il suo culo, i suoi pettorali, le sue cosce, il suo cazzo, le sue labbra … una miriade di immagini che mi condussero in uno stato di estasi mai provato e sborrai come un vulcano in eruzione, sporcando il muro, e il lavandino di fronte. Il mio respiro era accelerato. Il mio cazzo, ancora duro, emetteva gli ultimi schizzi meno intensi. E cosa ancora più insolita per me, ne raccolsi un po’ nel palmo della mano libera e la leccai con la punta della lingua. Inizialmente quel sapore agro dolce mi distolse dal gesto che stavo per compiere. Ma poi mi balenò ancora in mente il cazzo di Luigi che sborrava. Un fremito di eccitazione mi percorse tutto il corpo e leccai con tutta la lingua la mia mano. Assaporai il mio sperma lentamente e mi piacque tanto. Mi ripulii la mano al meglio, assaporando ogni goccia di sborra.
    
    Ripulii tutto e andai a letto. Ero troppo esausto per stare ancora a rimuginare ...
    ... sull’accaduto. Mi addormentai profondamente. Mi sentii felice, come un ragazzino che scopa per la prima volta e non vede l’ora di raccontarlo agli amici.
    
    L’indomani mattina la giornata cominciò come al solito. Imparai subito a simulare quella tranquillità interiore che ormai era stata minata. Ma, in fondo, stavo bene. L’amore per mia moglie non era cambiato. Ero inciampato ed ero caduto, ma mi ero già rialzato e non avrei mai commesso più gli stessi errori.
    
    Giunto in officina cominciai a lavorare di buon umore. Quella mattina Giovanni arrivò tardi. Si scusò dicendomi di aver avuto problemi in famiglia. Gli dissi di non preoccuparsi e di mettersi subito al lavoro. Rasserenato il ragazzo sorrise e, come era solito fare, si cambiò nel piccolo abitacolo/ufficio del locale. Quella volta, però mi soffermai ad osservarlo. Si tolse i pantaloni e la maglia restando in mutande. Il suo fisico era normale, né atletico, ma neanche grosso. Aveva una lieve pancetta e dei bei peli neri sull’addome che si infoltivano nella zona inguinale, perdendosi al di sotto degli slip aderenti. Le sue gambe erano belle tonde e molto pelose. Il particolare che più catturò la mia attenzione fu il suo pacco. Quelle mutande così attillate non riuscivano a nascondere le forme di una mazza davvero grossa e lunga, benché a riposo.
    
    La circolazione del mio sangue si concentrò subito sul mio cazzo che, sotto la tuta da lavoro, tornò ad indurirsi.
    
    «Mi deve dire qualcosa signor Mario?» mi disse Giovanni, ...
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