Boom del 27
Data: 17/11/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Bsx_930
... velocemente in sala, lui era ancora li con il mio mojito ad aspettarmi.
“Vogliamo andare?”. Chiesi avvicinandomi.
“Devo prendere il giubbotto al guardaroba”. Disse, non lo avevo ancora sentito parlare, aveva una voce profonda, cupa e sexy da morire.
“Andiamo allora”. Dissi prendendolo per mano.
C'era molta gente, non volevo perdermi uno sul quale avrei potuto suonare lo xilofono sui suoi muscoli dell'addome.
“Riki, passami il giubbotto.. Che numero hai?”. Chiesi voltandomi.
“Il cinquantasette”.
“Cinquantasette!”. Dissi poggiando la targhetta arancione con il numero sul tavolo.
“Ecco a te mister voce, hai cantato benissimo!”. Disse battendomi il pugno.
“Grazie Riki!”.
Riki era un sud americano spettacolare, non uno di quelli che si vede in copertina, palestrato, bonazzo da strappargli le mutande a morsi, ma uno di quelli cicciottelli che sparano cazzate e sanno di tutto sulle cose più assurde.
“Devo pagare..”. Disse canottiera a Riki.
“Gli amici dei miei amici sono miei amici”. Disse Riki facendogli l'occhiolino.
“Ci vediamo domani sera Riki”. Dissi dirigendomi all'uscita.
Aprì la porta e fuori trovai Ema. Il. Colosso. Dei. Buttafuori.
“Smilzo scappi già?”. Disse guardandomi. Lui era enorme, tutto muscoli, niente ciccia, fin troppo cervello.
“Serata alternativa sta sera”. Dissi mentre il mio accompagnatore usciva.
“Solitamente le tue serate alternative hanno inizio con una solenne sbronza e finiscono con una solenne vomitata”. ...
... Disse prendendo il sigaro che aveva in tasca.
“Sta sera no”. Dissi allontanandomi e salutando con la mano.
“Casa mia o tua?”. Chiesi.
“Oh be' tua? Da me c'è mia sorella e..”.
“E non sa che ti piace suonare il flauto”. Dissi facendogli l'occhiolino.
“No, no è con il suo ragazzo”. Disse.
“Capito, comunque casa mia è qua dietro”. Dissi svoltando a sinistra.
Mi fermai alla quarta porta.
“Wow vicino al lavoro vedo”. Disse lui sorridendo e mostrando i suoi perfetti e bianchi denti.
“Be' le botte di culo capitano”.
Presi le chiavi dallo zaino e aprì la porta.
“Perdona la confusione, io sto con mio fratello e be' diciamo che se vedi delle mutande su una lampada... lasciale li che non so nemmeno se sono sue o di qualche suo amico”.
“Piacciono i ragazzi anche a tuo fratello?”. Chiese mentre lo facevo entrare.
“No, che io sappia, solo che i suoi amici prendono casa nostra come un ostello”.
Chiusi la porta dietro me e voltai.
Neanche il tempo di guardarlo che già mi aveva preso e avvinghiato a lui.
Era si più alto di me, più muscoloso di me, ma non pensavo fino a quel limite, mi alzò tenendo le sue mani sotto il mio culo portandomi alla sua altezza, mentre io un po' impacciato, mettevo le gambe contro i suoi fianchi e lo stringevo a me.
Eravamo al buio davanti alla porta ancora con i giubbotti addosso.
“Scusami..”. Disse poggiandomi a terra.
“E di cosa, mi piace!”. Dissi prendendolo per il giubbotto e portandolo a me.
Gli tirai ...