La madre di francesco
Data: 22/11/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: stuzzicami
... alcuna risposta, la comunicazione si interruppe così.
Mi assopii sul divano fino a quando il suono del cellulare mi svegliò dal sonno.
Era lei, Lucia, che mi scriveva: “Ci ho riflettuto su molto, non volevo tediarti con i miei pensieri, ma se vuoi mi fa piacere raccontarti, spiegarti ciò che è accaduto, ci terrei molto. Dolce notte. Lucia”.
Erano le 2 di notte.
Le risposi immediatamente: “Mi farebbe piacere signora, ammesso che faccia piacere a lei” e andai in camera da letto, deciso a mettermi a dormire.
Cercai di rimanere sveglio un altro po’, nella vana speranza che arrivasse un altro suo messaggio ma nulla.
L’indomani mi svegliai con il vizioso pensiero di lei. Ormai ero totalmente preso e catturato dalla situazione, dal lussurioso fascino di quella donna matura, la mamma del mio amico Francesco. Guardai subito il cellulare, speranzoso di trovarvi un suo messaggio ma nulla.
Andai al lavoro e anche in ufficio, ad ogni sms in arrivo, l’auspicio era che arrivasse da Lucia. Ma nulla.
Forse ci aveva ripensato, probabilmente aveva ritenuto opportuno non raccontarmi i fatti suoi, del resto io ero esclusivamente un vecchio amico del figlio, un ragazzino ai suoi occhi, anche se ora avevo superato i trent’anni.
Pur condizionato dal pensiero di lei, di quella conversazione, di quella situazione, fui preso dal lavoro e non ci pensai più troppo. Erano le 18, stavo per uscire dall’ufficio quando vidi comparire sullo schermo del cellulare un sms. Lo aprii e, ...
... wow, era lei: Lucia. Le mani mi sudarono, il sangue mi ribollì nelle vene e ancora non lo avevo aperto. Oltretutto verosimilmente ero solo vittima di miei sciocchi e avventati pensieri.
“Ciao Marcello, perdonami, non sapevo che fare. Poi mi sono decisa e ti ho scritto. Ti va se ci vediamo, così proseguiamo il discorso di ieri? Lucia.”.
Rilessi il messaggio. Non credevo ai miei occhi: “Ti va se ci vediamo?” Caspita, mi andava sì, ma ora che la cosa stava prendendo una piega più seria e concreta, quasi avevo paura di ciò che mi aspettava.
Pensai a dove avremmo potuto vederci e glielo scrissi.
“Sera signora, d’accordo, dove ci vediamo?”
“Se per te non è un problema, sai dove abito no?”.
Rimasi di sasso, sapevo bene dove abitava e temevo che mi dicesse così. Avrei dovuto tornare a casa di Francesco, o meglio dei suoi genitori, a distanza di anni perché avevo una sorta di appuntamento con la madre presunta fedifraga. Timori e perplessità lasciarono subito il campo al vizio e alla lussuria.
Le scrissi: “Certo che so dove abita, mi dica lei quando”.
Mi rispose: “Io sono a casa, puoi passare quando vuoi”.
Con il cuore in gola digitai: “Arrivo”.
Chiusi l’ufficio, salii in auto e mi diressi da lei. Dieci minuti, che mi sembrarono un’eternità per l’infinità di pensieri che feci e fui di fronte alla sua sontuosa villa. Suonai al suo citofono. Il cancelletto si aprì e sentii “Vieni”.
Entrai, le mani mi sudavano vergognosamente e sentivo continue vampate di ...