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Magistra 2 (quando il cuore è infranto-lei)
Data: 28/12/2018, Categorie: Lesbo Autore: cpelcabo
... velatamente accennato ai saldi. Un paio di volte mi portai in casa, mentre era fuori, delle amiche. Le avvertii della situazione e ci pastrugnammo adeguatamente le passere senza fare troppo casino. Quando le riaccompagnai a casa era notte fonda e lei ormai dormiva. Non mi andava di rivelarle che ero lesbica (anche perché non è vero: a me piacciono anche gli uomini). Sicuramente ha capito che stavo facendo sesso. La situazione precipitò a dicembre. Avevo voglia di cazzo. Ad Imola ho un mio carissimo amico omologo con i miei gusti/problemi. Preferisce gli uomini, ma con le donne giuste, è un ottimo e fantasioso muletto. Ogni tanto ci vediamo (leggi: trombiamo), ci raccontiamo un po’ di cazzate e poi amici come prima. Qualche volta chiama lui, talvolta io. Dopo quasi tre mesi di astinenza avevo bisogno che un cazzo mi riempisse; lo chiamai. Quando mi aprì la porta della sua piccola villettina sulle colline di Imola, era ancora spettinato, in mutande e assonnato. Dopotutto erano solo le nove del mattino e sapevo che aveva finito il turno di notte: faceva anche lui l’infermiere e ci eravamo conosciuti, anni prima, sul lavoro. Gli raccontai delle ultime novità, descrissi Annamaria, ignorando le sue allusioni e commenti, feci colazione con lui e uscii a fargli la spesa. Nel nostro tacito accordo, quando decidiamo di scopare insieme lo facciamo sino al crollo di uno dei due. Mangiamo quando ne abbiamo voglia e riprendiamo. Passai in rosticceria, presi ...
... un po’ di roba pronta, frutta, un dolce in pasticceria e rientrai. Aveva sistemato casa, tolto le stoviglie sporche, rassettato il letto; avevo appoggiato la spesa sul tavolo quando me lo sentii alle spalle. Mi circondò con le braccia, le mani a coprirmi i seni, la bocca sul collo, mi chiese quanta voglia di cazzo avevo. Mi girai a baciarlo, la mano sul pacco, a sentirne la durezza. Già quasi pronto, glielo tirai fuori. Non era un cazzo enorme, solo una “buona misura”: ormai lo conoscevo bene, sia lui che il suo proprietario. Cominciai un lento su e giù. Anche se a me sarebbe piaciuto imboccarlo, desistetti. Mi aveva già detto che gli uomini lo succhiano molto meglio. Inutile perder tempo in preliminari. Ormai i nostri rapporti erano quasi standardizzati, rituali. Sapevo cosa attendermi. Si allungò verso il comodino e tirò fuori il preservativo, me lo consegnò: mentre lo aprivo prese la solita crema ostetrica che gli avevo procurato. Ne versò un po’ sulla mano e cominciò a spalmarla sul boschetto e tra le labbra; infilò un dito, proseguì a spalmarla, arrivò al buco, ci infilò un dito, forse due. Gli infilai il preservativo e mi chinai come sapevo che mi voleva. Appoggiò la cappella e mi entrò in figa con un solo colpo di reni. Magnifico. Sentii la cappella in fondo. Si ritirò e lo strofinò sulle labbra, a pennello: goduria. Rientrò e cominciò a pompare. Il suo era un ritmo lento e costante. Poi cominciò il gioco che tanto mi piace. Lo tirò ...